Eataly Verona chiude: nuovo colpo per Farinetti
La crisi non appare solo economica ma anche culturale
Eataly Verona ha chiuso definitivamente i battenti il 3 agosto a causa di una crisi economica profonda, il negozio ubicato nell’ex ghiacciaia dei Magazzini Generali ha accumulato perdite per circa 4,5 milioni di euro in due anni, con costi di gestione e affitti elevatissimi (circa 96mila euro al mese alla Fondazione Cariverona che aveva investito 60 milioni nell’immobile conferito al Fondo Verona Property e gestito da DeA Capital), e un contratto d’affitto fino al 2031 senza clausole di rescissione: una nuova crisi per il modello d’impresa fondato da Oscar Farinetti, ex vertice di Unieuro.
Eataly Verona chiude
Nonostante una clientela affezionata e risultati di vendita raggiunti, i costi fissi troppo alti e la posizione infelice hanno portato alla chiusura definitiva, lasciando senza lavoro circa 33-40 dipendenti: 4 di loro avrebbero accettato il trasferimento in altre sedi, gli altri hanno preferito una buonuscita.
Da Verona il segnale di una nuova crisi per il modello di business di Eataly – quattro anni fa aveva chiuso Bari – che punta molto sulla qualità e sull’esperienza estetica e culturale del cibo, dimostratosi fragile di fronte agli alti costi e a un contesto economico che non sempre sostiene questo tipo di investimento.
La crisi di Eataly
La crisi non appare solo economica ma anche culturale: il modello di food come “spettacolo” e di esperienza di alto livello non sembra reggere quando il prezzo diventa un limite per buona parte della clientela.
Per Farinetti la chiusura di un punto di riferimento così ambizioso e importante come Eataly Verona crea un nuovo precedente negativo, suggerendo difficoltà a sostenere gli spazi molto grandi e costosi del brand in contesti meno centrali o con costi molto alti.
Farinetti difende il suo modello
Qualche anno fa Farinetti aveva rimodulato finanziariamente Eataly attraverso un’operazione che coinvolgeva Investindustrial, la holding guidata da Andrea Bonomi.
Nel 2022, Farinetti e la sua famiglia avevano ceduto la quota di maggioranza di Eataly (52%) a Investindustrial, che aveva effettuato un aumento di capitale di 200 milioni di euro e acquisito parte delle quote esistenti per un valore complessivo di circa 340 milioni.
Un’operazione che aveva consentito a Eataly di rimborsare parte del debito e di sostenere l’espansione internazionale del gruppo, inclusa l’acquisizione del 100% di Eataly Usa sotto l’ombrello di Eataly Italia.
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