Esteri

Ecco chi vuole che il conflitto duri il più possibile. E perché

di Adolfo Spezzaferro -

Vladimir Putin


Tutto ci indica che le forze russe impegnate nel conflitto contro quelle ucraine intensificheranno l’offensiva in atto ormai da settimane, puntando a raggiungere e conquistare più obiettivi strategici possibili nel minor tempo possibile. Perché a marzo arriveranno i tank della Nato, che, uniti ai caccia richiesti dall’Ucraina di Zelensky e che presto saranno nei cieli del Donbass, potranno contrastare l’offensiva di Mosca. Tutto ci indica che nei prossimi giorni la guerra sarà ancora più dura, con bombardamenti russi sulle infrastrutture strategiche. Non solo le reti energetiche ma tutto quello che può servire a Kiev sul fronte della logistica una volta arrivati caccia e tank Nato.
Adesso che anche i media mainstream occidentali parlano di avanzata da parte dei russi, dopo che hanno negato per giorni che le città ucraine conquistate nella nuova offensiva fossero davvero sotto il controllo delle forze di Mosca, il coro unanime in Occidente è “fare presto”. Inviare subito i caccia, far arrivare il prima possibile i tank. Perché è una lotta contro il tempo.
Ma se così è, perché fior fiore di analisti Usa e non solo ritengono che la guerra durerà ancora a lungo? C’è una sola possibile spiegazione: perché l’Occidente intende fare in modo che il conflitto russo-ucraino si protragga il più possibile. Questo significherà il collasso dell’Ucraina, una ecatombe in termini di vittime tra militari e civili, di entrambe le parti: ucraini e russofoni filorussi nel Donbass. Con costi inimmaginabili, in termini di aiuti militari, se si considera, per dare un’idea dell’ordine di grandezza della spesa, che gli ucraini sparano circa 10mila colpi al giorno, tra armi da fuoco e artiglieria.
Numeri che spiegano perché il segretario della Nato Stoltenberg sta dicendo ai Paesi dell’alleanza militare di aumentare la produzione di armamenti. Così come spiegano perché l’amministrazione Biden ha appena chiuso un contratto da oltre 520 milioni di dollari per aumentare la produzione di munizioni. La guerra sta consumando armi, armamenti, pallottole e vite umane a ritmi impressionanti. Un business senza eguali, purtroppo.
Torniamo a chiederci dunque se Mosca intende intensificare l’offensiva proprio ora, che Kiev non ha ancora gli armamenti pesanti in arrivo e non è in grado di fermare l’avanzata (le autorità ucraine ieri hanno intimato ai civili di lasciare la città chiave di Bakhmut), perché la guerra durerà ancora a lungo? Forse perché le forze russe non riusciranno in tempi brevi a mettere in sicurezza il Donbass, a delineare una cortina di ferro per proteggere le popolazioni russofone separatiste e quindi proporre i negoziati per un cessate il fuoco? E’ possibile. Non è escluso che l’operazione militare speciale non si concluderà prima della fine dell’inverno, quando poi sarà impossibile avanzare, perché il ghiaccio si scioglierà e il terreno diventerà un mare di fango. Escluso poi che per l’anniversario dell’inizio dell’operazione voluta da Putin, il 24 febbraio, il presidente russo possa parlare di vittoria.
Il punto è tuttavia un altro: Zelensky vuole entrare nella Ue e nella Nato recuperando i territori ora sotto il controllo russo. Questo significa che fino a che non conseguirà tali obiettivi la guerra non finirà. Questo significa che quando Mosca avrà ultimato l’operazione e proporrà i negoziati per un cessate il fuoco, Kiev respingerà l’offerta e proseguirà i combattimenti. Anzi, con tank e caccia magari Zelensky tenterà – peggio ancora – una controffensiva.
Questo anche e soprattutto perché dietro Kiev c’è la Nato e gli Usa che puntano a far durare il più possibile il conflitto per indebolire il più possibile la Federazione russa. A farne le spese è ovviamente l’Ucraina, che allo stato attuale è senza un’economia, prossima al collasso, e che un giorno rischierà di ritrovarsi senza più militari ucraini. Questo è il vero paradosso: l’Occidente che invierà sempre più armamenti e Kiev che non avrà più soldati per utilizzarli. A quel punto possiamo escludere che i militari Nato scenderanno direttamente in campo contro i russi: sarebbe la terza guerra mondiale.
Altro dato da non sottovalutare: la sempre più massiccia fornitura di sistemi d’arma pesanti e a lunga gittata scatenerà una reazione da parte dei russi, che dovranno intensificare in modo direttamente proporzionale lo sforzo bellico, con l’impiego di armi più sofisticate e letali. Tutto quello che hanno a disposizione, insomma, tranne le armi nucleari, s’intende. Se non coinvolgere nel conflitto la Bielorussia (dove, lungo il confine con l’Ucraina, Mosca sta ammassando da tempo uomini e mezzi). Il risultato sarà una guerra di posizione, di logoramento. Quasi di trincea, come fu la Grande guerra. Qualcosa di molto lontano dalla guerra tecnologica, “al sicuro”, con droni kamikaze, missili a lunga gittata, dove resistere non comporta ingenti perdite umane. Nel Donbass presto sarà l’esatto contrario: attacchi violenti e difese senza speranza, per piccole porzioni di territorio. A dare il polso di questo scenario quasi già in atto sono le esternazioni del ministro della Difesa britannico Wallace, il quale commentando la penuria di munizioni lamentata da Kiev ha invitato gli ucraini a sparare “con maggiore precisione per risparmiare proiettili”. Sarà un massacro. In cui la Ue, nel suo appiattimento sulle posizioni della Nato, ha rinunciato a proporsi come mediatore per i negoziati, assumendo invece il ruolo di cobelligerante. Lasciando alla Turchia di Erdogan o alla Cina di Xi Jinping – che paradosso – la possibilità di intestarsi il ruolo di chi chiede di porre fine al conflitto, di chi chiede la pace.


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