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Ecco il piano di pace di Pechino. Il no di Europa Usa e Nato

di Ernesto Ferrante -

Xi JINPING (President of the People's Republic of China)


Le reazioni al piano di pace per l’Ucraina pubblicato dal ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, rappresentano plasticamente i rapporti di forza esistenti e la mappa dei reali centri decisionali.

Il documento intitolato “La posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”, si compone di dodici punti: rispettare la sovranità di tutti i Paesi, abbandonare la mentalità della guerra fredda, cessare le ostilità, riprendere i colloqui di pace, risolvere la crisi umanitaria, protezione dei civili e dei prigionieri di guerra, mantenere sicure le centrali nucleari, la riduzione dei rischi strategici, facilitare le esportazioni di grano, stop alle sanzioni unilaterali, mantenere stabili le catene industriali e di approvvigionamento e, infine, promuovere la ricostruzione postbellica.
“È un buon segno” ma si può fare di più. È stato questo il commento dell’incaricata d’affari ucraina in Cina, Zhanna Leshchynska. “La Cina, ha detto, dovrebbe fare tutto quanto in suo potere per fermare la guerra e ripristinare la pace in Ucraina, esortando la Russia a ritirare le sue truppe”.

 

Coerentemente con la “neutralità” che persegue, Pechino “dovrebbe parlare con entrambe le parti, Russia e Ucraina, per adesso vediamo che non parla con l’Ucraina”, ha sottolineato la diplomatica, precisando che Kiev non è stata consultata prima della messa a punto del documento.

Bocciatura senza appello da parte della Nato. Secondo il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, “la Cina non ha molta credibilità perché non sono stati in grado di condannare l’invasione illegale dell’Ucraina e hanno anche firmato, giorni prima dell’invasione, un accordo tra il presidente Xi Jinping e il presidente Vladimir Putin su una alleanza senza limiti”.

“Quello che vediamo ora in Ucraina, ha proseguito Stoltenberg, è che il presidente Putin non si sta preparando” per la pace, “ma per l’esatto contrario: per più guerra, per nuove offensive. Quindi, molto probabilmente questa guerra a un certo punto finirà al tavolo dei negoziati ma, se vogliamo una soluzione pacifica, dobbiamo anche renderci conto che quello che succede al tavolo dipende totalmente dalla forza e dalla situazione sul campo di battaglia”.

“Questo, ha spiegato il segretario generale ripetendo ancora una volta la sua personalissima equazione ‘più armi meno guerra’, vuol dire che, se vogliamo una soluzione negoziale pacifica in cui l’Ucraina prevalga come nazione indipendente e sovrana, dobbiamo sostenere ora militarmente l’Ucraina, perché è il solo modo di creare le condizioni per cui il presidente Putin realizzi che non può vincere sul campo”, e che quindi “si deve sedere al tavolo e accettare” l’indipendenza dell’Ucraina.

Prevedibile la posizione fortemente critica degli Stati Uniti. Alla Cnn, il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha riferito che “la guerra potrebbe finire domani se la Russia smettesse di attaccare l’Ucraina e ritirasse le sue forze”. “La mia prima reazione al piano, ha rincarato la dose Sullivan, è che potrebbe fermarsi al punto numero uno, che è il rispetto della sovranità di tutte le nazioni”. “Non è stata l’Ucraina ad attaccare la Russia – ha ripetuto il consigliere per la Sicurezza – Non è stata la Nato ad attaccare la Russia, non sono stati gli Stati Uniti. E’ stata una guerra scelta da Putin”.

Stessa linea per la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Rispondendo, in conferenza stampa a Tallinn, ad una domanda sul piano in punti del “Dragone”, von der Leyen è stata categorica: “Guarderemo ai principi, naturalmente, ma li guarderemo sullo sfondo del fatto che la Cina ha scelto una parte”.

La Commissione Ue ritiene la proposta della Cina sia “un’iniziativa politica che sottolinea alcuni principi dello statuto delle Nazioni Unite, ma selettiva e insufficiente”.

Per l’esecutivo Ue, ha continuato la portavoce della Commissione per gli Affari Esteri Nabila Massral, la posizione cinese si basa su una “mal riposta attenzione ai cosiddetti legittimi interessi e preoccupazioni delle parti, implicando così una giustificazione dell’invasione illegale della Russia e confondendo i ruoli di aggredito e aggressore. Il documento non tiene conto di chi è l’aggressore e di chi è la vittima di una guerra illegale e ingiustificata. Siamo chiari: questa guerra potrebbe finire oggi, se la Russia rispettasse il diritto internazionale, se cessasse incondizionatamente gli attacchi e se ritirasse le sue forze all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti”.

Ribadito l’invito al gigante asiatico “affinché prema sulla Russia perché questa cessi la guerra di aggressione contro l’Ucraina”. “Qualsiasi proposta di pace, ha concluso Massrali, deve essere coerente con lo statuto delle Nazioni Unite nella sua interezza, inclusi i principi di eguaglianza, sovranità e integrità territoriale degli Stati, come pure il diritto di autodifesa dell’Ucraina”.

Il braccio esecutivo dell’Ue deplora “la decisione della Cina di astenersi” dal voto nell’assemblea dell’Onu sulla risoluzione di condanna dell’operazione militare speciale russa. Il testo, approvato con 141 voti a favore, 7 contrari e 32 astenuti “ribadisce l’impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti” e chiede “la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe”.
Sono sette gli Stati che hanno votato contro. Oltre alla Russia, come già avvenuto in altre occasioni, i “no” sono arrivati da Siria, Bielorussia, Eritrea, Nord Corea, Nicaragua e, per la prima volta, dal Mali. Trentadue gli astenuti, tra cui oltre alla già citata Cina, India, Iran, Cuba, Armenia, Kazakistan, Uzbekistan e molti Paesi africani, dal Congo all’Uganda. La prova evidente, l’ennesima, dell’esistenza di un mondo multipolare, non allineato, a cui solo Washington e Bruxelles continuano ostinatamente a non voler riconoscere dignità ed autorevolezza.

Mosca “apprezza il sincero desiderio degli amici cinesi di contribuire” ad una soluzione pacifica della crisi ucraina. Lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri russo in una nota, nella quale si dice di “condividere le considerazioni di Pechino”. “Ci impegniamo a rispettare i principi della Carta delle Nazioni Unite, le norme del diritto internazionale, compreso il diritto umanitario, l’indivisibilità della sicurezza, secondo cui la sicurezza di un paese non dovrebbe essere rafforzata a spese della sicurezza di un altro, che è applicabile alla sicurezza di determinati gruppi di paesi”, si legge ancora.

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