Esteri

Ecco perché Sleepy Joe deve vincere in Ucraina prima delle Presidenziali

di Adolfo Spezzaferro -


Al di là dei proclami e delle continue esternazioni in giro per il mondo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, appare sempre più evidente che Kiev, nonostante l’enorme continuo flusso di armi e soldi dell’Occidente, non può vincere contro Mosca sul campo di battaglia. In tal senso, emergono sempre più analisi secondo cui l’unica soluzione percorribile è quella del cessate il fuoco e dei negoziati di pace. Il punto però è a che condizioni, sia per Kiev che per Mosca. A ben vedere, in questa fase, il Cremlino non intende perseguire la via dei negoziati ma portare a compimento l’operazione militare speciale nel Donbass. Motivo per cui il punto è capire quanto convenga ancora all’Occidente sostenere il conflitto. In tale ottica, è molto interessante l’intervento di Charles Kupchan, docente di relazioni internazionali alla George Town University. Stiamo parlando di un big tra gli analisti Usa, già membro dello staff del consiglio di sicurezza sotto Bill Clinton e poi di nuovo sotto l’amministrazione Obama, e dal 2014 al 2017 assistente speciale al presidente Usa e responsabile per le relazioni con l’Europa. Kupchan è intervenuto alla terza edizione del “Future Leaders’ Global Policy Forum”, che si è tenuto in questi giorni alla Bocconi.
All’evento organizzato dall’ateneo milanese con Ispi e Ocse, Kupchan è intervenuto alla sessione “Russia-Ukraine: Exit Strategy Wanted”. Titolo che più eloquente non si può. L’analista Usa ha aperto il suo intervento con le lodi rito alla capacità di resistenza dell’Ucraina rispetto alla Russia. “E tutto questo è un bene” ha precisato. “In questo senso noi dobbiamo aiutare l’Ucraina in tutti i modi a riprendersi tutto il territorio possibile nei prossimi mesi. Detto questo non credo che l’Ucraina riuscirà a riprendersi indietro ogni metro del suo territorio. Lo speriamo, ce lo auguriamo, è quello che Zelensky dichiara di voler fare. Tuttavia, io penso che si debba essere realisti e che dobbiamo avere un piano B nell’eventualità che al termine di questa offensiva alcune porzioni del territorio ucraino, probabilmente la Crimea, forse qualcosa del Donbass, non siano sotto il controllo ucraino”.
Più chiaro di così si muore. L’ex consigliere per la sicurezza di due presidenti Usa non ci gira intorno: “Noi dobbiamo avere una conversazione pacata all’interno della Nato con l’Ucraina su cosa succederà quando arriveremo a quel punto e non credo che la risposta sarà: avanti come prima. Penso che dobbiamo guardare in modo realistico ai costi di questa guerra, pesarli con attenzione e confrontarli con l’ipotesi di proseguire con la strategia attuale fino a quando sarà necessario”. Analisi costi-benefici, se andiamo a stringere.
“Ci sono quattro motivi che mi fanno pensare che sia tempo di trovare una soluzione diversa. Primo, questa è una guerra che sta distruggendo l’Ucraina e io credo che sia molto meglio avere un Ucraina in possesso diciamo del 89% del suo territorio ma che sta ricostruendo il suo futuro, piuttosto che un Ucraina che potenzialmente è diventata uno stato fallito perché coinvolta in una guerra senza fine. Secondo, questa è una guerra che può degenerare. Abbiamo visto missili abbattersi sul territorio polacco, quindi della Nato. Abbiamo visto jet da combattimento russi costringere all’atterraggio un drone americano. Un paio di settimane fa abbiamo visto dei droni esplodere sopra al Cremlino. Questa è una guerra che ha tutto il potenziale per diventare la terza guerra mondiale. Di conseguenza dobbiamo finirla il prima possibile. Terzo, questa è una guerra che sta polarizzando il sistema internazionale. Da una parte gli Usa con i suoi alleati europei ed asiatici, dall’altra Russia e Cina: due blocchi contrapposti mentre la maggior parte del resto del mondo non si schiera. Indonesia, Arabia Saudita e anche grandi democrazie come India e Brasile dicono di non voler prendere parte a questa contrapposizione”. “Questo – spiega l’esperto – è uno sviluppo pericoloso perché invece noi abbiamo bisogno che le grandi nazioni cooperino per affrontare la questione climatica e gestire l’intelligenza artificiale. Infine, mi preoccupo per noi. Per dirla diversamente temo il rischio del populismo illiberale nei nostri Paesi. Il centro politico di tutti i Paesi occidentali si è indebolito e assistiamo all’avanzata di individui con tendenze illiberali”.
Poi però Kupchan è più preciso: “Non sono assolutamente certo che se oggi Biden dovesse presentarsi davanti al congresso americano dicendo di aver bisogno di altri 30 miliardi per sostenere l’Ucraina, il congresso glieli darebbe. Per cui dal mio punto di vista Biden sarà messo meglio per la corsa alla Casa Bianca se la guerra in Ucraina sarà finita, o sarà in via di risoluzione. In caso contrario con la guerra ancora in corso e con altre richieste di soldi, Trump ne approfitterebbe. Non vogliamo certo vedere l’Ucraina vincere la guerra per poi magari il giorno dopo assistere allo sgretolamento interno delle nostre democrazie”. Ecco, il punto è proprio questo: l’Occidente non può proseguire la guerra fino all’ultimo ucraino.


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