Ambiente

Ecomusei della Campania: il Consiglio Regionale approva la proposta di legge per riconoscimento e promozione

di Redazione -


di ANGELA ARENA

Con una sola astensione, lo scorso 27 giugno, il Consiglio Regionale della Campania,
presieduto da Gennaro Oliviero, ha approvato la proposta di legge ‘Riconoscimento e
promozione degli ecomusei della Campania’, un testo unificato frutto di un’idea di Gianpiero
Zinzi, attualmente deputato della Lega e delle iniziative della Vice presidente del
Consiglio Regionale della Campania, Valeria Ciarambino, la quale ha anche riferito in aula
relativamente all’istituituzione di un forum permanente degli ecomusei su cui insisterà
una verifica biennale connessa alle attività svolte.
In sostanza, la proposta di legge delinea il procedimento di riconoscimento di realtà, come
gli ecomusei, che sono, tuttavia, già esistenti ‘di fatto’ sul territorio regionale, come ha
sottolineato la stessa Ciarambino: “La proposta di legge riconosce e promuove gli ecomusei che richiedono un intervento normativo per uniformarne gli standard, come istituti culturali, pubblici o privati, senza scopo di lucro, che curano le attività di ricerca, conservazione, valorizzazione di un insieme di beni culturali, rappresentativi di un territorio; essa delinea il loro procedimento di riconoscimento, ne prevede la denominazione e il marchio, istituisce il Comitato tecnico-scientifico, il forum regionale degli operatori del settore ecomuseale”.

Nati in Francia all’inizio degli anni 70′ del secolo scorso, gli ecomusei, infatti, non
coincidono con l’esposizione di una collezione all’interno di un edificio: in un ecomuseo
non si entra, ma si ‘esce’, esplorando l’eredità di un territorio, insita nel delicato rapporto
tra natura ed antropizzazione. Come teorizzato da Fred Drugman, obiettivo primario del museo diffuso è far riscoprire la propria identità culturale attraverso una rete di musei, esposizioni e luoghi di interesse storico-artistico sparsi per la località d’interesse.
Nel solco del pensiero di Drugman, il museo diffuso si presenta attualmente come una
delle più complete pratiche di museologia ‘alternativa e dinamica’, ovvero, un
fondamentale strumento di sviluppo territoriale creato per volontà di individui ed
associazioni locali che agiscono spinti dal comune intento di tutelare e valorizzare il
proprio patrimonio immateriale.

Sono, infatti, sempre più diffuse le “esposizioni territoriali permanenti”, ovvero, laboratori
didattici e di ricerca che coinvolgano direttamente le popolazioni locali e che offrono ai
viaggiatori una full immersion in epoche remote, come nel caso dell’ecomuseo del Lago di
Cavazzo. Situato all’estremità orientale delle Alpi Carniche, in Friuli Venezia Giulia, la storia
economica di questo territorio è forgiata dal contesto ambientalistico: nel 1957 il lago è
stato trasformato in bacino di compensazione per la produzione di energia elettrica.
Nonostante la trasformazione, la natura, in questo luogo suggestivo non sembra aver
subito alterazioni nel tempo, mostrandosi incontaminata, come racconta l’ Ecomuseo Val
del Lago testimone dell’identità locale: un paesaggio lacustre, ricco di canneti, stagni,
paludi, torrenti, risorgive, lavatoi e la Centrale idroelettrica di Samplago, il tutto,
interpretato con mappe elaborate grazie alla partecipazione degli stessi abitanti.
Sebbene la diffusione del fenomeno sia più consolidata nelle aree montane e rurali del
nostro Paese, recentemente gli ecomusei stanno emergendo anche in contesti urbani,
collocandosi in una posizione rilevante all’interno delle nuove politiche di sviluppo
territoriale, quale asse trainante dell’economia locale, poiché incentrato su temi di assoluta
attualità.

Gli ecomusei realizzano infatti progetti di sviluppo sostenibile, portando alla luce
realtà turistico- culturali in abbandono e conseguentemente nuovi posti di lavoro, nuove
forme di imprenditorialità e nuovi investimenti in ambito turistico- culturale attraverso
strategie di marketing relazionale e azioni di co-operation pubblico- private.
Tuttavia un ecomuseo, per potersi definire tale deve possedere alcuni requisiti di legge che
sono definiti dall’IRES (Istituto per le ricerche Sociali e Economiche):ogni ecomuseo deve
avere un patto informale, non scritto, con il quale una comunità si impegna a prendersi
cura del suo territorio allo scopo di preservare il patrimonio culturale del territorio, inteso
non solo in senso fisico, ma anche come storia della popolazione locale e dei suoi avi.
Per tale ragione la recente approvazione della proposta di legge ‘Riconoscimento e
promozione degli ecomusei della Campania’ è di fondamentale importanza in questo delicato momento storico


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