Esteri

Ecuador, esplode la guerra delle armate dei narcos

di Ernesto Ferrante -


L’Ecuador è dilaniato da un’ondata di violenza, dopo che il boss del narcotraffico Adolfo Macias detto “Fito”, accusato tra le altre cose di essere il mandante dell’assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, ucciso a colpi di arma da fuoco in agosto da un sicario colombiano, è evaso da un’ala di massima sicurezza della prigione La Regional, a Guayaquil. Macias è il leader della banda criminale denominata Los Choneros. Il presidente della Repubblica, Daniel Noboa, insediatosi da meno di due mesi, ha rotto gli indugi, dichiarando “il conflitto armato interno” e lo stato di emergenza per 60 giorni e ha disposto l’evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito. L’Assemblea nazionale ha espresso totale sostegno alle Forze armate e di polizia, impegnate in una cruenta guerra contro bande armate di narcos che spadroneggiano nel piccolo Stato sudamericano, nel quale lo scorso anno si sono registrati 4.500 morti per “cause violente”.
Nella città che ospita il penitenziario da cui è avvenuta la fuga si sono verificate rapine, saccheggi e sparatorie. La furia cieca dei devastatori si è indirizzata anche contro cinque ospedali. Incidenti e scontri in almeno sei carceri. In totale sono stati 29 gli edifici presi di mira. Nel nord della capitale, diversi individui hanno sparato contro i veicoli che transitavano, provocando la morte di cinque persone e ferendo uno studente di una scuola della zona. Un gruppo armato ha fatto irruzione in un magazzino di pezzi di ricambio, sparando contro tre persone, che non hanno avuto scampo. Il bilancio delle vittime, destinato ad essere aggiornato, è salito a 10. Due agenti gli agenti caduti. Un gruppo armato ha occupato gli studi del canale televisivo pubblico TC Televisiòn mentre era in corso il telegiornale di metà pomeriggio. Gli operatori, alcuni dei quali sono stati presi in ostaggio prima della liberazione per mano della polizia, hanno vissuto almeno 15 minuti di minacce e terrore.
Nel decreto firmato martedì, il presidente ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 22 gruppi del crimine organizzato transnazionale, qualificati come “organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti”. L’articolo 3 del decreto dispone “l’immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l’integrità”. Alle forze dell’ordine, l’articolo 4 del provvedimento ordina l’identificazione e la neutralizzazione dei seguenti sodalizi: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones.
Nel 2013, l’ex tassista classificato dal governo come un “criminale con caratteristiche estremamente pericolose”, fu protagonista di una rocambolesca fuga in barca sul fiume Daule dal complesso di La Roca. Fu arrestato quattro mesi dopo a casa della madre a Manta. La sua ascesa al vertice di un esercito di circa 8.000 affiliati si è completata nel 2020, dopo l’eliminazione dei suoi rivali interni Jorge Luis Zambrano e Junior Roldan. Il terrore delle autorità ecuadoregne, si è laureato in giurisprudenza dietro le sbarre, dove stava scontando una pena di 34 anni per i reati di possesso di armi, traffico di droga, criminalità organizzata e omicidio.
Il Dipartimento di Stato americano ha detto di essere “estremamente preoccupato” per quanto sta accadendo. “Estremamente preoccupato per le violenze e i rapimenti di oggi in Ecuador”, ha scritto su X il massimo diplomatico statunitense per l’America Latina, Brian Nichols, aggiungendo che i funzionari Usa “rimarranno in stretto contatto” con i collaboratori di Noboa. La Farnesina, insieme all’ambasciata d’Italia in Ecuador, sta monitorando l’evoluzione degli eventi. La Farnesina su X ha fatto sapere che “il ministro Tajani sta seguendo gli sviluppi”.


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