Economia

Edilizia, forti preoccupazioni per i bonus e per la crisi

di Redazione -


Bonus nell’edilizia, come andrà a finire? “Con l’approvazione al Senato del ddl di conversione del Decreto Aiuti si mette una toppa, anche se con grave ritardo, per consentire al Superbonus 110% di sopravvivere”. Così Fabrizio Capaccioli, ad di Asacert e vicepresidente di Green Building Council Italia, commenta la decisione del Parlamento di allargare le maglie della cessione del credito per gli istituti bancari e di prorogare di tre mesi le scadenze di accesso ai bonus edilizi per le case unifamigliari.
“Sono misure che il settore dell’edilizia invocava da tempo e che arrivano miracolosamente nel mezzo di una crisi di governo che non porta nulla di buono al Paese. Servirebbe, proprio ora, la stabilità assoluta del quadro istituzionale per consentire al settore di continuare a crescere e superare i problemi congiunturali che rischiano di bloccare le imprese”.

“Le misure approvate ieri – continua Capaccioli – non solo sono in colossale ritardo rispetto alle richieste del comparto ma rischiano di non incidere a sufficienza. Manca una visione strategica e la consapevolezza da parte di una politica senza prospettive, che il Superbonus rappresenta una delle leve maggiori non solo per il rilancio dell’economia – come le recenti indagini di mercato dimostrano – ma anche uno strumento che sta, purtroppo ancora lentamente, rigenerando il patrimonio edilizio italiano, vecchio ed energivoro. Stiamo parlando di una svolta ecologica di grande portata e non possiamo permettere che si fermi a seguito di una crisi di governo”.

Ma il settore complessivo continua ad attraversare una fase di forte preoccupazione. “Il Paese e gli imprenditori rischiano di pagare un prezzo altissimo a causa dell`incertezza legata alla crisi di governo. Serve uno straordinario senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per assicurare governabilità e stabilità, indispensabili in una fase economica e sociale così difficile”. E` l`appello del presidente di Confartigianato Marco Granelli che esprime grave preoccupazione per gli effetti della situazione politica sul tessuto produttivo, in particolare delle micro e piccole imprese, e sul rilancio dello sviluppo. “Sono a rischio – sottolinea – gli impegni per risollevare gli imprenditori da questi due anni di crisi, per realizzare il Pnrr e le riforme, per affrontare il drammatico impatto della guerra in Ucraina su famiglie e imprese”.

Confartigianato ha calcolato le conseguenze che potrebbero essere provocate dalla crisi di governo. Gli otto differenti effetti mettono a rischio 49,5 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di Pil e delineano un rischio occupazione per 253mila lavoratori.

In particolare, secondo l`analisi di Confartigianato la crescita degli investimenti si ridurrebbe di 5 miliardi di euro, verrebbero meno circa 11 miliardi di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese che pagherebbero anche 3 miliardi in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, dovremmo rinunciare a 3,9 miliardi di effetto espansivo della legge di bilancio 2023, mentre peserebbe per 3,6 miliardi la deviazione dal sentiero di riduzione della pressione fiscale.

E ancora, un incompleto raggiungimento degli obiettivi del Pnrr metterebbe a rischio 17,8 miliardi di finanziamenti Ue, il blocco dei crediti fiscali per i bonus edilizia peserebbe per 5,2 miliardi sulle imprese con la perdita di 47mila occupati e la minore domanda di lavoro e i mancati effetti espansivi della politica fiscale potrebbero mettere a rischio oltre 206mila persone, con un effetto recessivo complessivo su 253mila posti di lavoro.


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