Editoriale

COMUNISTI SU MARTE

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Lo dice perfino Vincenzo Visco. Dare la colpa alla Schlein del disastro elettorale del Pd significa vivere su Marte. E ormai Marte è stracolmo di comunisti. Che se la dicono e se la contano, sideralmente lontani dalla realtà. E, qui sulla Terra, stravince la destra.
Il marziano di tipo 1 è colui che taccia Giorgia Meloni di fascismo, vede camicie nere dappertutto e non si rende conto che lo spazio in cui la destra costruisce il suo consenso è proprio quello lasciato libero da una sinistra che di fatto pretende il governo per principio. E che perse le elezioni deve trovare un capro espiatorio: il primo sono gli italiani, talmente fessi da non capire che siamo nel 1923 e non nel 2023. E, in mancanza di controprova, visto che gli italiani alle amministrative o sono rimasti a casa o hanno votato in massa a destra, scaricano la colpa sull’ultima arrivata: Elly Schlein. La segretaria che fino a qualche giorno fa era una specie di mito per tutta l’intellighenzia non artificiale di sinistra, da ieri è una reietta. Fra le sue caratteristiche, la vaghezza (quella che pure Visco come chi vi scrive attribuisce da anni al Pd che cambia idea su tutto ogni tre mesi), la solitudine, l’inesperienza, la corazza.
Qui sulla Terra, invece, le cose sembrano più semplici. Elly Schlein non è sola, ma è male accompagnata. E’ bastato entrare al Nazareno da segretaria perché il Pd le togliesse quell’originalità che l’aveva fatta prevalere su Bonaccini, ribattezzato dopo la batosta delle primarie “l’uomo del fare” in virtù della disastrosa alluvione dell’Emilia Romagna.
Fossi in Schlein farei qualche gesto apotropaico, perché la stessa tarantella è stata suonata per tutti i 9 segretari precedenti: Walter Veltroni (2007-2009), Dario Frnceschini (2009-2009), Pier Luigi Bersani (2009-2013), Guglielmo Epifani (2013- 2013),Matteo Renzi (2013-2017), Matteo Orfini (2017-2017), di nuovo Renzi (2017-2018), Maurizio Martina (2018-2018), Nicola Zingaretti (2019-2021), Enrico Letta (2021-2023) e Elly Schlein appunto. Nessuno di lorsignori ha mai vinto le elezioni politiche in Italia, eppure al governo ci sono stati tutti, Zingaretti escluso.
Ma c’è anche un marziano di tipo 2. Colui che invoca il riformismo come panacea alla presunta deriva comunista della neo-segretaria. Un riformismo che si manifesterebbe nell’adesione al Terzo Polo di Renzi e Calenda, per la verità più di Renzi che di Calenda. Senza tenere conto che quei signori sono proprio la ragione per cui alle primarie il popolo che ancora crede nel risveglio di una sinistra italiana ha scelto di non favorire il candidato indicato dal partito, Stefano Bonaccini, ma di cambiare aria. Mentre la corsa dei centristi è a convincere una parte degli elettori di Forza Italia che non sono più fedeli a Silvio Berlusconi e non vedono nella destra neocon una alternativa, a fidarsi di colui che fu per qualche mese nei sogni del Cavaliere l’erede destinato alla successione di Arcore, il figlio (politico, si intende) che Berlusconi non aveva avuto fra i suoi fedelissimi.
Qui sulla Terra, più semplicemente, si fa i conti con la realtà. La successione di Berlusconi è arrivata dalle urne e si chiama Giorgia Meloni. Una botta tale per il Pd di Letta da immaginare una navigazione verso una nuova sinistra che possa candidarsi a guidare il Paese che non può certo durare poche settimane. E a cui forse non basteranno nemmeno i mesi che ci separano alle europee. Perché se è vero che la sinistra italiana è a pezzi, quella spagnola non lo è affatto eppure ha perso le amministrative come e più di Elly Schlein. In Grecia lo stesso ritornello. E la colpa non è né del segretario del Pd né dei suoi elettori dei gazebo. Fatevene una ragione.


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