Editoriale

LA CACCIA AL TESORO

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Come in una caccia a un tesoro che non esiste, la polemica sul caso Murgia è manna dal cielo per la sinistra. Se sapranno leggerne il vero significato. Stanno discutendo da anni di una realtà parallela, proprio come ci mostrano le parole della scrittrice. Ed ecco che se non perdiamo tempo a scrivere commenti sulla cattiveria di chi sta semplicemente dicendo che il re è nudo, ma usiamo questo sforzo intellettuale per atterrare di nuovo sul pianeta Terra, forse sarà la volta buona che tutti i contendenti politici in campo guarderanno e commenteranno lo stesso film. La carica di supponenza di chi ha animato una polemica basata su una scemenza colossale senza fermarsi nemmeno di fronte alla realtà che si è manifestata macroscopica davanti agli occhi di chiunque non sia solo un perfetto imbecille è la versione nuova di quel moralismo che ha sostituito da molto tempo a sinistra quello che un tempo era il pragmatismo di una forza politica con i piedi ben ancorati alla realtà e capace di sognare un mondo diverso. Non è una questione di chi abbia ragione. È proprio la prova del nove che mancava per far comprendere a tutti questi grandi geni, che hanno letto migliaia di libri e ne hanno scritti probabilmente anche di più di quelli che effettivamente hanno letto, che l’anello che non tiene più nella narrazione progressista è che è disancorata dall’Italia che abbiamo di fronte tutti.

Basterebbe raccontare quello che si vede, e non vedere ciò che si desidera raccontare, per tornare a scaldare la narrazione di una parte politica che negli ultimi 100 anni era stata capace di sogni enormi e di idee straordinarie, oggi trasformate in rancore e insofferenza verso gli avversari. I quali, pieni di grane e di problemi autentici, riguardanti il nostro tempo e non i secoli che furono, non si capacitano di come siano proprio i loro temutissimi avversari a disegnargli il campo di gioco e a lasciare loro spazi enormi invece di strettoie, trappole e contraddizioni. E invece con quella stessa spocchia moralistica che sembra oggi l’unico elemento che tiene insieme quello che un tempo era il mondo dell’autoironia e dell’autocritica si continua a correre a 100 all’ora dove non c’è più strada e dove il muro di fronte si avvicina a velocità supersonica. Il problema è che presentarsi alle elezioni europee spiegando al Paese, che sta vivendo un impoverimento dei ceti medi e una assenza di sbocchi per milioni di famiglie, che la ragione per cui votare a sinistra in Italia sono le epurazioni della Rai, finora su base volontaria e a suon di bei quattrini e il saluto romano di militari in parata per celebrare di fronte al custode della Costituzione la firma del documento che ha sancito l’ingresso dell’Italia fra le democrazie occidentali è davvero un sogno troppo grande anche per chi aveva inventato il socialismo e aveva dato all’umanesimo una nuova prospettiva sociale. Ma siamo arrivati a questo. E pur di non guardare ai propri errori perfino Sergio Mattarella è ormai diventato il bersaglio della cosiddetta intelligentia di sinistra. Accusato nelle ultime settimane di avere difeso dei fascisti, nella fattispecie la ministra Eugenia Roccella, ex radicale cattolica e conservatrice, e l’avvocato Bernardini de Pace, la più celebre matrimonialista del nostro Paese, perché si sono lamentate di non aver potuto parlare alla presentazione di un libro scritto da loro al Festival del libro di Torino dove erano state invitate. Quel fascistone del Presidente della Repubblica si è messo di traverso addirittura alla libertà di espressione in un consesso librario. Pensate dove sta andando l’Italia. Non paghi, Mattarella avrebbe acconsentito in silenzio a una sfilata di fascisti con il saluto romano alzato sotto il suo palco d’onore il 2 giugno. Meglio fermarsi qui. Perché la pagina dopo in un manuale di democrazia dovrebbe essere quella del TSO.


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