Editoriale

NON ALZATE LE BRACCIA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Ieri mattina mia nonna ha alzato la mano. Stava chiamando il salumiere. Meno male che non ha Twitter altrimenti l’avrebbero crocefissa come salutatrice romana. Siamo riusciti a vederne uno, nella fattispecie la scrittrice Michela Murgia, addirittura a una parata militare patrocinata dal Presidente della Repubblica sotto gli occhi attoniti di Mattarella, dove tutto ciò che è avvenuto seguiva il rigido protocollo militare e festeggiava la costituzione del 2 Giugno 46. Ma ormai noi abbiamo una capacità di vedere i fascisti dappertutto, che deve avere portato via tanta parte del nostro cervello da non lasciarcene a sufficienza per guardare invece quello che sta succedendo: l’Europa torna ad armarsi, il mondo si sta dividendo come ai tempi della cortina di ferro e stiamo combattendo una guerra che formalmente si svolge sul campo dell’Ucraina ma già da mesi riguarda mezzo pianeta e rischia di diventare la prima guerra globale. Eppure noi siamo alla ricerca di gesti nostalgici, forse perché quel poco di storia che davvero abbiamo studiato ci sembra più chiara e più semplice da maneggiare che non la complicata realtà di oggi, dove ci troviamo a discutere al bar di come la democrazia abbia sempre ragione, di come esistano carri armati democratici e carri armati dittatoriali, fucili buoni e fucili cattivi, e soprattutto di come le condizioni di vita di milioni di persone che vivono nell’Occidente dove queste democrazie governano stia precipitando, senza che nessuno sia in grado di spiegare come mai questo straordinario modello che noi siamo capaci solo di invocare e di difendere con la retorica non stia funzionando come aveva funzionato per molti decenni. Ma non c’è niente da fare, siamo l’Italietta delle simpatie e delle fobie. Siamo quelli che se lavoriamo alla Rai siamo bravi ma se ci lavorano gli altri sono dei prezzolati. Quelli che predichiamo la tolleranza ma poi se non siamo noi a decidere diamo del fascista a chi la pensa in un altro modo. Siamo addirittura il paese in cui hanno impedito a una Fiera del libro di parlare a una donna che aveva scritto un libro. E mentre la sinistra se la prendeva coi censurati, ha dovuto intervenire addirittura Mattarella per ricordare che la libertà di espressione, il rispetto del pensiero diverso, starebbe alla base proprio di quella Costituzione che lui ha difeso in questi anni e che ha difeso anche il 2 giugno, quando sfilavano le forze armate con i propri gesti da esercito, perfettamente identici a sempre. Ovviamente ognuno può dire quello che vuole per questo stesso principio che ho appena enunciato, compreso vedere mia nonna salutare il macellaio e chiamarla fascista, o fraintendere i gesti delle Forze Armate che stiamo per riarmare con miliardi di euro delle nostre tasse, quando invece per i salari miserabili di questo paese e per la arretratezza dei servizi pubblici non si trova mai un centesimo. Quello che fa paura è che il livello delle critiche giudica anche chi le fa. E oggi è difficile vedere nell’opposizione a questo governo una forza politica e culturale che abbia compreso davvero quale destra ha di fronte, una destra profondamente ancorata nei problemi di questo millennio e distante anni luce dal secolo scorso. Fa paura perché significa che loro, che si sono candidati per proporre un’idea alternativa di paese, sono lontani dal capire l’antidoto giusto. E come dimostrano le ultime elezioni gli italiani invece si rendono conto che il problema di questo paese non riguarda il braccio alzato, ma piuttosto le mani alzate al cielo di milioni di italiani che si arrendono a un futuro diverso da quello che gli era stato prospettato.


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