Politica

Elezioni regionali, incontro tra Meloni e Fedriga

di Giuseppe Ariola -


Nessuno slittamento delle prossime elezioni regionali al 2026 e niente election day, ciascun governatore uscente procederà autonomamente a stabilire la data del rinnovo delle proprie amministrazioni. È quanto emerso ieri nel corso di un incontro a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Ufficialmente il vertice, come ha reso noto lo stesso numero uno del Friuli Venezia Giulia, è servito innanzitutto per fare il punto su un’esigenza tecnica tutt’altro che secondaria, quella di immaginare una norma sui bilanci provvisori delle regioni così da garantire loro la massima operatività in questi mesi. Della questione, ha spiegato Fedriga, sarà investito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti “anche in considerazione della scadenza del Pnrr dell’anno prossimo”. Poi sono stati toccati i nodi più politici del voto del prossimo autunno, come appunto quello della possibilità, ormai tramontata, di aprire le urne nello stesso giorno in tutte e cinque le regioni i cui vertici sono scadenza. Un incontro che ha avuto luogo in giorni febbrili, soprattutto dalle parti della maggioranza che è alle prese innanzitutto con la successione di Luca Zaia in Veneto. Un nodo difficile da sciogliere per diversi motivi e che rischia di alimentare ulteriori tensioni oltre quelle già palpabili, nonostante il tentativo di far trasparire all’esterno coesione e serenità. Il centrodestra sa bene che marciando unito il risultato delle elezioni regionali in Veneto sarebbe praticamente scontato, ma proprio questa consapevolezza rende la poltrona del governatore molto appetibile a tutti e tre i principali partiti della coalizione. La Lega rivendica una sorta di continuità con l’uscente Zaia mettendo sul tavolo in profilo del vice segretario del partito, il deputato Alberto Stefani, Fratelli d’Italia fa pesare di aver superato il 37% dei consensi alle ultime elezioni europee e avanza la candidatura dei senatori Raffaele Speranzon e Luca De Carlo, mentre gli azzurri possono vantare tra le proprie file un nome forte come quello di Flavio Tosi che, oltretutto, vanta una importante e fruttuosa esperienza amministrativa come sindaco di Verona. Un quadro intricato dove a valere non sono soltanto i rapporti di forza tra gli alleati, ma anche un ulteriore elemento, la variabile Zaia.

Il governatore uscente vanta un consenso personale tale che una sua eventuale lista scombussolerebbe ancora di più i già precari equilibri

Tanto che gli alleati della Lega provano a scongiurare l’eventualità che potrebbe portare addirittura a un’implosione del centrodestra nella Regione con Fratelli d’Italia che rischierebbe di scendere ben al di sotto del risultato delle europee e il Carroccio che probabilmente non toccherebbe neanche la doppia cifra. La partita è, dunque, molto delicata e le trattive sono in corso dentro e fuori dai tavoli ufficiali del centrodestra convocati per individuare i candidati alle prossime regionali. Anche per quanto riguarda il futuro di Luca Zaia e le rassicurazioni relative a una prosecuzione del suo futuro politico. Magari come ministro, ipotesi che rimette il pallino nelle mani della Presidente del Consiglio.


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