Elisabetta Lancellotta (Fdi): “Su femminicidio la politica non deve dividersi”
Elisabetta Lancellotta è Capogruppo FdI in Commissione Parlamentare d’inchiesta sul Femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere.
Onorevole, che proposte sta portando avanti in Commissione?
“Fin dalla sua istituzione, avvenuta con il voto unanime del Parlamento, la Commissione ha adottato un metodo di lavoro trasversale, concreto, lontano da ogni retorica. Il nostro incarico non è astratto: è fatto di numeri, di storie, di volti. E in questi anni stiamo facendo un lavoro certosino per colmare i vuoti di un sistema che, troppo spesso, non è stato in grado di prevenire atti di violenza e di proteggere efficacemente le donne che, in alcuni casi, non sono le uniche vittime di questi odiosi reati. Penso, ad esempio, al caso dei figli, degli orfani, di donne uccise per mano di chi diceva di amarle. Prima della pausa estiva, sono stata relatrice riguardo il tema orfani di femminicidio, un documento che fa il punto sulla legislazione vigente e suggerisce la messa in campo di strumenti volti a una tutela più efficace degli orfani di questo orrendo reato, attraverso il rafforzamento dei percorsi di assistenza, sostegno psicologico e tutele economiche. Molte sono, poi, gli aspetti che stiamo approfondendo: dal possibile miglioramento degli strumenti di prevenzione alle proposte di formazione specifica per gli operatori che intervengono nei casi di femminicidi e violenza di genere, dalle proposte sul recupero degli uomini maltrattanti alle valutazioni di efficacia delle misure di allontanamento e dei braccialetti elettronici. Un aspetto, in particolare, sul quale stiamo intervenendo è quello della violenza economica perché rendere una donna indipendente significa, molto spesso, sottrarla al proprio aguzzino. Ciò che deve essere chiaro è che non lasceremo mai nulla di intentato per combattere questa piaga sociale, per promuovere la cultura del rispetto delle donne, per restituire dignità e voce a chi ha subito, in silenzio, violenze psicologiche, fisiche, economiche, verbali”.
Può fornirci qualche dato sul femminicidio in Italia? Cosa sta facendo la sua maggioranza per contrastare questo fenomeno?
“Gli ultimi dati resi disponibili dal Viminale evidenziano ancora un quadro complesso. Al 31 luglio di quest’anno, il fenomeno del femminicidio in Italia continua a rappresentare una grave emergenza sociale, con la persistenza della violenza di genere, nonostante alcune flessioni rispetto agli anni precedenti. Sono sessanta le donne uccise in questi primi sette mesi, con un calo dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tra queste, sono 38 le donne uccise per mano del partner o dell’ex. Si registra, tuttavia, una significativa crescita nell’utilizzo degli strumenti di prevenzione, come gli ammonimenti emessi dai Questori che registrano un incremento del +70,6%, e crescono – in particolare – quelli adottati per stalking e violenza domestica. Nello stesso periodo, i braccialetti elettronici attivi sono oltre 12mila. Dagli ultimi dati ISTAT disponibili, grazie alle numerose campagne di sensibilizzazione messe in campo, il 2024 ha fatto registrare un vero boom di richieste al numero 1522, confermando il ruolo fondamentale del servizio nel supportare le vittime di violenza di genere. Il governo Meloni e la maggioranza parlamentare hanno lavorato, fin da subito, per mettere in campo ogni più utile strumento di contrasto ai femminicidi e alla violenza di genere. Abbiamo rafforzato il Codice Rosso per attenzionare in maniera più efficace i cosiddetti reati-spia, introducendo anche la flagranza differita e la trattazione prioritaria dei procedimenti che hanno ad oggetto questi ignobili crimini. Abbiamo lavorato per introdurre, nel codice penale, il femminicidio come fattispecie autonoma di reato e ciò non soltanto per la necessaria repressione di questo fenomeno ma anche per invertire un paradigma che ha visto, troppo spesso, la donna in posizione di ‘svantaggio’ soltanto perché donna. Proprio per questo, sono molte le iniziative che mirano a promuovere la cultura del rispetto della donna, partendo anche dalle scuole. Ecco, vogliamo avere la pretesa di insegnare il rispetto della donna fin da bambini, a scuola come in famiglia, perché è da qui che possiamo costruire una società diversa, più giusta. Molto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare e, per questo, FdI sarà sempre in prima linea”.
“Mia moglie”, la chat che ha scosso l’opinione pubblica. Una vicenda molto grave, che ha coinvolto tante donne ignare di essere esposte. Che idea si è fatta, onorevole?
“La vicenda della pagina facebook sessista “Mia Moglie” è qualcosa che mi ha profondamente indignata come donna, come madre, come membro delle Istituzioni. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a chi, all’ombra dei social, riduce le donne a oggetti, vìola la loro intimità, deride la loro dignità. Sono certa che la giustizia farà il suo corso, e sarà giusto e doveroso perseguire penalmente chi ha commesso reati. Ma questo non basta. C’è una sfida più profonda da affrontare ed è quella culturale. Bisogna insegnare, fin da piccoli, che la donna non è proprietà di nessuno. Che il rispetto non è un’opzione. Che la libertà e la dignità delle persone – tutte – sono valori sacri. Stiamo rafforzando la legislazione vigente e si sta lavorando ad alcune proposte di legge, come quelle tese ad evitare l’anonimato sui social per rendere più efficace la ‘protezione’ della donna in questi ambiti. Ma siamo convinti che la battaglia più importante è quella che si combatte dentro le scuole, le famiglie, i luoghi di lavoro perché deve esserci una forte presa di coscienza in ognuno di noi. E’, anche questa, una battaglia che possiamo vincere, con coraggio e determinazione. Ci sono temi, come questi, sui quali la politica non può e non deve dividersi. Per questo auspico la massima convergenza, come già successo in passato, di tutte le forze politiche”.
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