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Attualità

Il tetto che crolla tra sfratti record e povertà sempre maggiore

di Priscilla Rucco -


Negli ultimi anni l’Italia sta assistendo a un cambiamento drammatico: nella lotta per la casa, sempre più persone la perdono. Tra il 2021 e il 2024 si contano circa 40 mila nuove convalide di sfratto ogni anno. Un numero che non è calato nonostante le promesse dei vari governi che si sono susseguiti.

Emergenza sfratti in Italia: un fenomeno in continua crescita

Dove andranno queste famiglie? Lo scorso anno gli sfratti, per ragioni diverse dalla morosità, sono saliti da 8.671 a 10.117. Un aumento che si attesta attorno al 15%. Nel 2022 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica sono stati oltre 30 mila, con un’impennata del +218% rispetto all’anno prima. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2023 sono stati emessi oltre 54 mila provvedimenti di sfratto. Più dell’85% per morosità. Una morosità quasi sempre “incolpevole” e dovuta a famiglie che hanno perso il lavoro, o ad anziani con pensioni minime, lavoratori precari con figli. L’Istat conferma: il 9,4% delle famiglie italiane vive in condizioni di grave deprivazione materiale.
Ma la casa dovrebbe retare un “privilegio” intoccabile. Poco importa se sei malato, o se hai perso il lavoro, o se ti sei separato. Non c’è spazio per la fragilità che la vita comporta e per le perdite di lavoro, nel diritto alla proprietà: o paghi o lasci casa.

Quando la casa diventa un confine di dolore

La scorsa settimana, a Sesto San Giovanni, Letterio Bonomo, 71 anni, ha scelto di morire piuttosto che lasciare la sua casa. Ha atteso l’arrivo dell’ufficiale giudiziario e si è lanciato dal sesto piano. Nessuna contestazione, solo disperazione e un biglietto lasciato con le motivazioni del suo gesto disperato. E poi, il 14 ottobre, Castel d’Azzano (Verona): tre carabinieri morti durante un’esecuzione di sfratto. Una trappola. Un casolare imbottito di gas. Un’esplosione violentissima. Le vittime erano entrate per notificare l’ennesima ordinanza: i fratelli Ramponi non volevano lasciare casa loro, già sotto sfratto da mesi. Lo Stato aveva già tentato di sgomberarli, l’anno prima. Avevano già aperto il gas. Eppure nulla era cambiato. Stavolta, la tragedia è avvenuta davvero. Tre divise a terra. Tre famiglie distrutte. Per molti, la casa diventa un privilegio, ma per tanti è un problema che non si riesce a mantenere.

Casa e povertà: quando l’abitare diventa un privilegio

In Europa, la crisi abitativa è ormai una ferita sempre aperta: almeno 895 mila persone dormono per strada o in sistemazioni d’emergenza ogni notte. Un aumento del 30% rispetto alle stime del 2018. In Germania si contano oltre 84.500 “rough sleepers”. In Spagna, 28.500. In alcuni paesi il fenomeno è raddoppiato in poco tempo: in Francia e Regno Unito l’“homelessness” è esploso, con la cifra che supera quella di 10 anni fa. In Francia, – dove gli sfratti in aumento -, esiste almeno il “trêve hivernale”: nei mesi freddi nessuno può essere sfrattato In Francia (il blocco invernale degli sfratti dura cinque mesi). In Svezia i comuni, a livello di priorità, intervengono prima con l’assistenza abitativa. In Germania, i sussidi sono più tempestivi.

Nel nostro Paese, no: l’assistenza, quando avviene, arriva spesso tardi. In Italia, l’abbandono della casa avviene nel silenzio e all’ombra del senso di fallimento. Si manifesta soprattutto nei quartieri periferici, tra i padri separati che dormono in auto pur di non far dormire i figli sotto i ponti e anziani che preferiscono la morte, per salvare la propria dignità, dopo una vita di lavoro, sacrifici e tasse pagate. 


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