Cultura & Spettacolo

Emilio Franchini: “Ho sempre voluto essere diverso per essere me stesso”

di Nicola Santini -


In passato ha raccolto grandi soddisfazioni in sport come la boxe, oggi invece ne sta riscuotendo altrettante nel campo della settima arte. Emilio Franchini, tra gli attori e produttori più apprezzati del momento, si racconta a L’Identità.
Emilio, a quale progetto ti stai dedicando attualmente?
Ultimamente ho terminato le riprese di un film (“Runner”, ndr) che è stato girato in Calabria e che ha visto coinvolta la Camaleo come casa di produzione. E’ stata un’esperienza stupenda ritrovarmi su questo particolare set, con Francesco Montanari e altri grandi attori che ammiro da sempre.
Come nasce la tua passione per la recitazione?
Questa mia passione nasce da bambino: ho sempre avuto molta fantasia, non a caso amavo dar vita ai più disparati travestimenti, con l’intento di poter essere qualcuno di diverso. Sognavo molto e devo riconoscere che questa cosa mi è rimasta ancora oggi, visto che continuo a farlo pure in questa fase della mia vita. Per il resto, ho sempre concepito la figura dell’attore paragonandola a una sorta di atleta del cuore. Non a caso, io credo che chi scelga questo mestiere abbia veramente molto coraggio e sia dotato di una grande profondità.
Tra tutte le esperienze lavorative che finora hai vissuto, di quale vai maggiormente fiero?
In ogni personaggio che interpreto sono attratto dalle sue caratteristiche perciò ne rimango affezionato sempre. Non posso negare, però, che alcune esperienze siano state particolarmente intense, come quella che mi ha visto recitare con un attore del calibro di Toni Servillo in occasione del film “Adagio”. Dividere il set con Toni, infatti, è stato veramente sinonimo di grande orgoglio e felicità. Confesso, inoltre, che era il mio sogno fare un film sotto la guida del regista Stefano Sollima e sempre grazie ad “Adagio” ci sono finalmente riuscito. Guardando al futuro, spero di lavorarci ancora.
Il regista da cui moriresti dalla voglia di essere diretto?
Dopo aver lavorato con Stefano Sollima, non posso far altro che ripetere ancora una volta il suo nome, perché ho visto con i miei occhi la sua professionalità, la sua sicurezza e quella consapevolezza che riesce a trasmettere sia alla troupe che a tutti gli attori. Oltre a Sollima, però, ce ne sono pure tanti, naturalmente. Tra questi, mi vengono subito in mente i nomi di Matteo Rovere, Matteo Garrone, Gabriele Muccino, Paolo Sorrentino, che apprezzo moltissimo. Mi piace tanto, infine, anche Marco d’Amore.
E attori con cui speri di poter presto dividere il set?
Devo dire che finora, nel corso della mia carriera, ho avuto l’opportunità di incontrare molti volti famosi e rinomati, sia uomini che donne: da questo punto di vista non ho preferenze particolari. Se potessi sognare ad occhi aperti, risponderei con attori hollywoodiani del calibro di Robert De Niro, Al Pacino e Sylvester Stallone.
Tornando indietro, c’è qualcosa che non rifaresti oppure che faresti in modo differente?
Raramente nella vita mi sono pentito di una scelta che ho preso. A volte, però, mi capita di pensare che avrei potuto “svegliarmi” prima. Fortunatamente, però, poi mi rendo subito conto del fatto che sono ancora giovane e che le cose arrivano quando devono arrivare. Di conseguenza, va bene così e la mia fede mi aiuta molto.
Da qualche anno ti sei cimentato anche nella produzione: come riesci a far convivere, parallelamente, questi due tipi di impegni?
A prescindere dal fatto che quello in cui ho scelto di lavorare sia difficile, credo che per poter lavorare al meglio in entrambi i ruoli e imporsi ci voglia pazienza ma anche costanza, tenacia e umiltà. Di certo, oggi mi rendo conto del fatto che avere una società di produzione aiuti a creare nuovi contatti. Io, però, tra questi due tipi d’impegni continuo a preferire quello che è più legato all’arte.
L’estero, da un punto di vista professionale, ti fa gola?
Sì, molto. Non a caso, sto studiando lingua spagnola da qualche mese e la trovo stimolante: mi piace molto la cultura della Spagna e ammiro la sua crescita. Vorrei provare a fare qualcosa di buono anche lì.

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