L’Italia si trova di fronte a sfide energetiche complesse che richiedono soluzioni pragmatiche e una strategia di lungo termine. Le proposte teoriche offrono spunti interessanti destinati, purtroppo, a rimanere sulla carta; più che di spunti si può parlare di visioni. Le “visioni” più “romantiche”, oggi, sono quelle del professor Zollino, aiutante in campo dell’on. Calenda, che batte la penisola in lungo e in largo proponendo un approccio teoricamente validissimo per affrontare le sfide energetiche italiane, un mix energetico rinnovabili-nucleare, avviando da subito la realizzazione di nuovi impianti basati sulle tecnologie esistenti, collaudate ed affidabili.
Tuttavia, tale visione appare poco pragmatica; non considera le difficoltà pratiche nell’implementare impianti e o installazioni nucleari nel nostro paese. La realizzazione di nuove centrali è ostacolata da una combinazione di fattori: l’assenza di una politica energetica di ampio respiro, la mancanza di consenso pubblico e la tendenza della classe politica a evitare scelte impopolari; ci si affida a soluzioni futuristiche come gli SMR (Small Modular Reactors), ancora in fase sperimentale, anziché puntare su tecnologie consolidate come i reattori da 1000 MW di ultima generazione. Su questa difficoltà oggettiva a “fare” si inseriscono molte chiacchiere di contorno, soggetti pubblici che si dichiarano pronti a partecipare all’impresa senza avere mantenuto, per oggettiva impossibilità, conoscenze aggiornate ai tempi moderni, parole su parole di chi è rimasto fermo al 1986. Tanto la verifica non arriverà mai, gli anni passano e gli stipendi corrono.
Nella (infinita) attesa che in Italia si riesca a produrre energia pulita da impianti nucleari, la domanda ovvia è che cosa si potrebbe/dovrebbe fare per ridurre il costo dell’energia da subito e nel prossimo futuro. Un tema centrale sul costo attuale è il decoupling tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità. Attualmente, il mercato elettrico europeo funziona secondo un sistema “marginalista”, dove il prezzo dell’energia è determinato dall’ultima fonte necessaria per soddisfare la domanda, praticamente il gas. Questo meccanismo fa sì che anche l’energia prodotta da fonti rinnovabili e da impianti idroelettrici, i cui costi di produzione sono significativamente inferiori, sia pagata come se fosse prodotta bruciando il costoso gas. Ciò comporta profitti molto elevati soprattutto per i produttori idroelettrici, le cui infrastrutture principali (dighe) sono state ammortizzate da decenni. Il decoupling tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità è difficile da attuare in Italia e in Europa per vari motivi: il mercato elettrico è fortemente integrato tra i Paesi europei. Ogni modifica deve essere coordinata a livello UE, rendendo i cambiamenti lenti e complessi; se si applicasse il decoupling senza correttivi, e quindi si pagasse l’elettricità secondo il costo effettivo di produzione per ogni fonte (molto basso per idroelettrico e rinnovabili), le centrali a gas sarebbero attivate solo quando serve e a basso guadagno.
Questo renderebbe non profittevoli gli impianti a gas, scoraggiando nuovi investimenti. Il rischio è che in situazioni di emergenza (picchi di domanda, calo di rinnovabili), non ci siano abbastanza centrali pronte a intervenire, mettendo in pericolo la stabilità della rete; alcuni paesi europei, preoccupati dai possibili riflessi sui propri sistemi di produzione, hanno espresso riserve ad un decoupling totale.
La questione è geopolitica e, nonostante se ne discuta da tempo, non sembra esserci una soluzione a breve termine. La Commissione Europea, in effetti, ha proposto alcune riforme per ridurre la dipendenza dal costo del gas, ma implementare un decoupling completo presenta sfide significative.
In questo contesto si inserisce il progetto TIDE 2025 promosso da ARERA in stretta collaborazione con TERNA, il gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale in Italia. È un’iniziativa che nasce per rendere più efficiente il sistema di dispacciamento elettrico, ovvero il meccanismo con cui si decide, minuto per minuto, quali impianti devono produrre energia e in quali quantità, in base alla domanda e alla disponibilità. TIDE 2025 mira a integrare meglio le fonti rinnovabili, che sono per loro natura intermittenti e distribuite sul territorio; introdurre un sistema zonale dei prezzi, dove l’energia costa anche in base alla situazione reale di ciascuna zona (produzione, consumo, capacità di rete); premiare comportamenti virtuosi, ad esempio chi consuma dove si produce energia, o chi fornisce flessibilità (come batterie o sistemi di accumulo); migliorare l’affidabilità e la sicurezza della rete con l’uso di tecnologie digitali e dati in tempo reale. TIDE 2025 è la risposta tecnica e operativa di ARERA/TERNA per affrontare le sfide della transizione energetica. Insomma, in mezzo a tante bellissime teorie e chiacchiere, qualcuno si muove.