Attualità

Eni ed altri colossi aprono Conti presso la Gazprombank

di Redazione -


Pare che solo Biden ignori che da tempo non poche multinazionali petrolifere paghino già gas e derivati petroliferi in rubli, ovviamente alla russa Gazprom. E’ notizia di oggi che la stessa Eni avrebbe aperto un conto presso la Gazprombank, ovviamente una sorta di salvagente che la grande società italiana avrebbe previsto per un eventuale pagamento in rubli del gas russo. E siccome la storia ha tutta l’aria d’essere un segreto di pulcinella, visto e considerato che l’Eni è in buona compagnia di altri colossi energetici, resta da chiedersi a chi siano rivolti gli appelli di Biden e di Ursula von der Leyen (presidente della Commissione europea) che chiedono ad aziende e stati di non piegarsi alle richieste della Russia. Di fatto il meccanismo di pagamento in rubli è con Gazprom e non con il Cremlino: le multinazionali che da anni s’interfacciano con Gazprombank spiegano che questo non comporterebbe una violazione delle sanzioni. Ecco che Bruxelles ha dato il benestare all’apertura dei conti preso Gazprombank. E mentre le multinazionali, soprattutto tedesche, commerciano in rubli, la Germania come governo approva l’invio d’armi pesanti (che equivale a dichiarare una guerra) in Ucraina. Ecco perché su sanzioni e Nato la Cina afferma “la Nato è lo strumento di singoli paesi per cercare egemonia”. Di fatto è una situazione poco comprensibile per l’uomo di strada, a cui viene detto che il pagamento del gas è in rubli ma vige l’embargo, che vede la bolletta di gas ed energia elettrica decuplicata e, soprattutto, vengono chiesti nuovi sacrifici e probabili tasse di guerra. Ma allora Mosca blocca il gas ai soli stati e non alle aziende multinazionali? Di fatto pare che l’Eni avesse già dei conti aperti presso la Gazprombank, ed ora si starebbe (secondo Bloomberg) preparando ad aprire conti in rubli presso la banca del colosso energetico russo. Questo meccanismo permetterebbe ad Eni di soddisfare le richieste di Mosca: ovvero aderire al meccanismo di conversione di euro in rubli, e secondo la quotazione del giorno, per acquistare il gas. Ma all’agenzia Bloomberg risponde la dichiarazione di Claudio Descalzi “la richiesta della Russia di esportare il suo gas naturale per essere pagato in rubli è un problema per i mercati energetici perché sta causando volatilità nei prezzi ed è molto difficile pagare quella valuta… Eni non ha rubli, il contratto prevede il pagamento del gas in euro; ed i contratti dovrebbero essere modificati per cambiare i termini”. Comunque le mosse di Eni sarebbero preventive, in attesa che governo italiano ed autorità europee forniscano indicazioni su possibilità e condizioni d’utilizzare i conti per acquistare gas russo. Intanto Bloomberg precisa che quattro acquirenti di gas europei avrebbero già pagato in rubli, e ben altre dieci compagnie occidentali avrebbero aperto conti presso Gazprombank, anche se si tratterebbe di conti non ancora movimentati. Eni fa comunque sapere che aspetta chiarimenti e rispetterà le sanzioni. Intanto Uniper, equivalente tedesco di Eni, si conferma il più importante acquirente di gas russo, soprattutto ha fatto sapere di poter continuare a fare acquisti senza violare le sanzioni. Il problema per l’Eni, come per molte aziende energetiche, si presenterà il mese prossimo (ovvero verso fine maggio) con le scadenze dei pagamenti delle forniture: sarà un momento di grande crisi per l’Europa, che dovrà decidere se assecondare la scelta di Vladimir Putin, oppure iniziare a razionare l’elettricità e l’uso del gas nei paesi dell’Ue.


Torna alle notizie in home