Cultura & Spettacolo

Era ora ci voleva proprio

di Adolfo Spezzaferro -


Era ora di Alessandro Aronadio, uscito su Netflix è il classico film da cineforum, da dibattito. Uno di quei titoli che se fosse uscito al cinema, grazie al tam tam tra spettatori, avrebbe riempito le sale. E poi le pizzerie e i pub per discuterne tutti insieme. Non a caso infatti è attualmente il film non in lingua inglese più visto al mondo su Netflix. A buon diritto, perché Era ora funziona molto bene: grazie a una sceneggiatura ad orologeria, grazie alla bravura dei due protagonisti, Edoardo Leo e Barbara Ronchi, che insieme sono perfetti, grazie al resto del cast davvero azzeccato. Un prodotto italiano con tutti i crismi per essere sopra la media degli standard della piattaforma di streaming. Un film che fa parlare di sé e che fa parlare. Esistono infatti almeno due reazioni abbastanza diffuse alla visione di questa pellicola: il commuoversi versando più o meno lacrime e l’arrabbiarsi con più o meno foga.
Questa la trama. Veglione di Capodanno: Dante(un Leo bravo a dare corpo a un personaggio che cresce durante la storia) bacia per sbaglio Alice (la Ronchi, apprezzatissima in Settembre, è sempre più brava) che ha lo stesso vestito della sua ragazza. Ma è Alice la donna della sua vita: si fidanzano, vanno a vivere nella stessa casa e sono molto felici. Lui però ha un problema grave, non riesce a gestire il suo tempo. E’ perennemente in ritardo, riesce davvero a fatica a conciliare lavoro e tempo libero. Tanto che il 26 ottobre 2010, giorno del suo 40esimo compleanno, rientra tardissimo a casa scoprendo che Alice gli aveva organizzato una festa a sorpresa con tutti gli amici che lo aspettavano da ore. Ma la mattina dopo, quando si risveglia, non è un giorno come un altro: è di nuovo il suo compleanno, ma del 2011. In una notte ha bruciato un anno. Dante non si ricorda che cosa ha fatto. In più si accorge che Alice è incinta. Va a dormire, si risveglia ed è il compleanno del 2012: è nata sua figlia. Insomma, per lui il tempo vola, letteralmente. Dante non riesce più a controllarlo né a godersi la sua vita. Si ritrova in analisi di coppia perché in crisi con Alice e non sa neanche perché. Il motivo è che lui tanto, troppo assorbito dal lavoro. E la vita gli sfugge via senza poterla vivere davvero.
Il meccanismo del film funziona perché l’elemento fantastico – un anno che dura un giorno – potrebbe essere un’allegoria della condizione umana di chi vive giorni e giorni tutti uguali, perché tutti votati al lavoro, alla carriera. Senza mai un momento per stare tranquilli in casa, con i propri cari. Il film si ispira all’australiano Come se non ci fosse un domani. Long Short Story di John Lawson. Ma Aronadio è bravo a prendere spunto per fare una riflessione più ampia. Sono tanti i riferimenti del film, dal capolavoro Ricomincio da capo, dove il meteorologo televisivo Phil Connors (Bill Murray) è costretto a rivivere ogni mattina la stessa giornata – il Giorno della marmotta – ma può anche cercare di cambiare degli episodi per renderla migliore. Qui invece l’incubo di Dante è senza uscita: non può modificare niente. Il tempo va solo avanti, fuori controllo. Una versione più sentimentale di Cambia la tua vita con un click, con Adam Sandler, dove un fantomatico telecomando può mandare avanti veloce il tempo. Era ora però fa più piangere che ridere, e fa riflettere: su come viviamo le nostre relazioni, come viviamo le nostre scelte di vita. Dante è prigioniero del suo lavoro di assicuratore, che gli ruba tutto il tempo e lo fa andare sempre di fretta. Alice invece è un’artista, una creativa, che si prende tutto il tempo che vuole per i suoi disegni e per le persone che ama. Sono due opposti.
Leo e la Ronchi sono una combo vincente, molto credibili nel dare vita alle varie fasi della loro vita sentimentale. Non mancano le scene divertenti. Come quando Dante, che non conosce il nome della figlia ma non può dire il motivo, lo scopre con un espediente e reagisce in modo spassoso: perché Alice, grande fan della saga di Tolkien, ha chiamato la figlia Galadriel, come l’elfa del Signore degli anelli. Molto amari invece i dialoghi con l’anziano padre di Dante, interpretato da Massimo Wertmüller. Così come sono davvero imbarazzanti e spiacevoli le situazioni con la sua segretaria (Francesca Cavallin) che per un lasso di tempo diventa la sua nuova compagna. Ma il segreto per spezzare l’incantesimo è fare tutto con lentezza, (ri)prendendosi il tempo giusto per tutto. L’opposto di come procede il tempo nella storia.
Dopo questa assurda, terribile corsa contro il tempo – ci dice il film – è ora di fermarsi, darsi una calmata.

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