La tensione tra India e Pakistan ha raggiunto un punto critico dopo che ieri l’esercito indiano ha lanciato l’Operazione Sindoor contro presunti obiettivi terroristici in territorio pakistano. Missili hanno colpito il Punjab e diverse infrastrutture in sei città del Kashmir sotto controllo di Islamabad, provocando la morte di almeno 38 persone, tra cui 26 pachistani e 12 indiani. L’operazione, condotta “in omaggio alle vedove di Phalgam”, è stata descritta da Nuova Delhi come “mirata, misurata e priva di intenzioni di escalation”.
Il Pakistan, tuttavia, ha definito l’attacco un “atto di guerra”, promettendo una risposta forte. “In conformità con l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, il Pakistan si riserva il diritto di rispondere, per legittima difesa”, ha dichiarato l’ufficio del primo ministro Shehbaz Sharif. Il ministro della Difesa Khawaja Asif ha avvertito che una guerra totale potrebbe portare a un’escalation nucleare: “Se l’India spinge la regione verso una guerra nucleare, ne subirà tutte le conseguenze”.
Il raid indiano segue l’attentato del 22 aprile a Phalgam, in Kashmir, in cui 26 persone hanno perso la vita. Nuova Delhi ha attribuito la responsabilità a Islamabad, che ha però respinto ogni accusa. Da allora si sono susseguite minacce, scontri lungo la Linea di Controllo e ritorsioni diplomatiche.
Numerosi leader mondiali hanno lanciato appelli alla calma. Donald Trump ha dichiarato: “Conosco bene entrambi i leader, voglio che lavorino per fermare gli scontri”. L’UE ha esortato le parti a “dar prova di moderazione” e la Cina ha espresso la volontà di “svolgere un ruolo costruttivo per allentare le tensioni”. La Turchia ha condannato gli attacchi indiani, definendoli “azioni provocatorie”, mentre l’Iran si è offerto come mediatore.
Secondo l’esercito pakistano, uno degli obiettivi colpiti è stato il progetto idroelettrico Neelum Jhelum. “Quali norme internazionali permettono di colpire dighe e riserve idriche?”, ha chiesto il portavoce Ahmed Sharif Chaudhry.
In entrambi i Paesi sono state chiuse scuole e università nelle zone di confine. La comunità internazionale è in allerta, temendo che lo scontro possa degenerare ulteriormente. Come ha dichiarato il portavoce dell’ONU: “Il mondo non può permettersi una guerra tra India e Pakistan”.