Esteri

Euro bivio

di Domenico Pecile -


La presidenza dell’Ue – vale a dire la responsabilità di gestire e coordinare il funzionamento dell’Ue nelle sue varie formazioni – dal 1 gennaio è passata alla Svezia. Per la monarchia scandinava si tratta della terza presidenza di turno. Che cade in un momento particolarmente delicato contraddistinto dalla guerra in Ucraina, dalle nuove tensioni tra Serbia e Kosovo, dalla crisi economica pilotata da quella energetica, ma anche dall’ingresso nell’Ue – pure avvenuto il 1 gennaio – della Croazia. E a rimarcare la delicatezza sia negli equilibri interni all’Ue sia verso Russia e Cina, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen rivolgendosi con un twitter al premier svedese Ulf Kristersson ha affermato che “La Svezia assume la presidenza del Consiglio in un momento cruciale. Caro premier, la sua leadership sarà cruciale per preservare la nostra unità europea e sostegno all’Ucraina. Può contare su di me per portare avanti la vostra ambiziosa agenda per la nostra unione”. E l’ambiziosa agenda, su cui incombono i fantasmi di un processo di europeizzazione tutto ancora da compiere e di cui parla la von der Leyen è stata riassunta dal premier svedese in quattro punti: sicurezza e unità, competitività transizione verde ed energetica, valori democratici e Stato di diritto. Quattro punti sovrastati però dal sostegno all’Ucraina contro quello che lo stesso Kristersson definisce da tempo il “regime criminale” della Russia di Vladimir Putin. Kiev è vittima di una “aggressione non provocata e illegale” da parte di Mosca. Insomma. Oggi – sono ancora le parole del premier svedese “osserviamo con dolore che l’Europa che conosciamo dalla caduta del muro di Berlino appartiene al passato”: una congiuntura storica, l’attuale, che per la Svezia significa “aiutare a creare la sicurezza per l’Europa, appoggiando sistematicamente l’Ucraina, ma anche, in un mondo più insicuro, sottolineando il significato geopolitico dell’Ue”. Non soltanto, ma a fianco della Nato in cui la Svezia si accinge ad entrare “l’Ue deve assumersi responsabilità più ampie per la sicurezza europea”. Il premier svedese sostiene che la presidenza Ue sarà “una forza trainante per l’attuazione degli obiettivi della bussola strategica dell’Ue”. Insomma, la guerra in Ucraina come paradigma non soltanto del braccio di ferro con la Russia, ma anche del futuro complessivo di un’Europa alla ricerca di una sua identità più marcata. Nel suo recente saggio “Est/Ovest” il docente universitario, Egidio Ivetic, sostiene che l’Europa non è qualcosa di uniforme. “Al di là degli Stati e delle nazioni – scrive – è un insieme di regioni geografiche e storiche, di ampie aree subcontinentali. Negli ultimi decenni si è d’accordo, soprattutto tra gli storici, che sia opportuno parlare di grandi regioni: Europa centrale, Europa orientale, Europa occidentale, Scandinavia, Europa meridionale o Europa mediterranea ed Europa nord-orientale o balcanica”. In definitiva – scrive ancora lo storico – l’Europa vorrebbe essere un Paese, ma non è altro che un continente segnato da Stati, regioni e segni di fratture storiche”. Quella – tornando alla stretta attualità – che è riesplosa in questi giorni in Kosovo tra minoranza serba e kosovari e che evoca i fantasmi della mattanza balcanica. Certi, le barricate serbe sono state rimosse per ordine dello stesso presidente della Serbia, Alexandar Vucic, e il valico di confine con la Serbia rimossi dai kosovari, ma la tensione resta alta, palpabile. Nei principali Comuni del Nord del Kosovo a maggioranza serba il Capodanno è stato celebrato in tono minore e senza i consueti festeggiamenti. Nel settore Nord del paese, quello a maggioranza serba, la popolazione dei principali centri come anche quella di Zvecan, Zubin Potok e Leposavic ha trascorso il Capodanno in casa.
Le tensioni sono rientrate dopo un incontro tra ilo presidente serbo con un rappresentante di serbi kosovari e con garanzie di sicurezza per i serbi da parte di Ue e Usa. Da parte sua, il presidente Kosovaro, Albin Kurti, ha chiesto un rafforzamento della presenza Nato in Kosovo. Insomma, situazione di calma apparente dove un segnale distensivo arriva dalla vicina Croazia con la sua entrata nell’Ue avvenuta il 1 gennaio Tornando agli obiettivi della presidenza svedese, secondo Kristersson “il protezionismo non è la strada giusta” quasi una sorta di monito – questo – a Biden e alla sua politica meno propensa degli svedesi alla “mano invisibile dei mercati”. Il premier svedese auspica infatti l’avvio di “una chiara politica di concorrenza e regolamentazione migliori per l’industria europea”.

Ma lo sforzo economico terrà conto anche della Cina: gli svedesi puntano a creare “un ecosistema europeo per i semiconduttori”, i microchip la cui produzione è concentrata a Taiwan.

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