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EUROFLUSSI

di Maurizio Zoppi -


L’Unione europea potrebbe utilizzare gli aiuti allo sviluppo, la politica di integrazione e l’accesso ai visti come “leva” sui paesi extra Ue che si ritiene non riprendano i propri cittadini a cui è stato negato il diritto di rimanere in Europa. I 27 leader nazionali europei, potrebbero approvare un piano in occasione di un vertice a Bruxelles il mese prossimo. La bozza riflette la crescente volontà per diventare più severi con i governi extra UE – di solito in Medio Oriente, Africa o Asia – che sono ritenuti poco utili alle attività nel riprendersi i loro cittadini a cui è stato negato il diritto di rimanere in Europa. Stando agli ultimi dati, nella prima metà del 2022, a 179.600 persone è stato ordinato di lasciare uno Stato membro dell’UE, ma solo 33.600 sono tornate nel loro Paese di origine, un tasso di rimpatrio di appena il 19%. Migliorare il tasso di rimpatrio è una priorità assoluta per i ministri degli interni europei, i quali si riuniranno giovedì a Stoccolma, dove discuteranno una proposta di revisione radicale delle politiche di asilo e migrazione del blocco. Il passaggio a una politica più severa sarà probabilmente accolto con favore da molte capitali dell’UE che hanno dovuto far fronte a un aumento delle persone che arrivano come migranti irregolari attraverso le traversate terrestri e marittime. Nel 2022, 159.410 persone sono arrivate in Europa attraverso diverse rotte del Mediterraneo, il numero più alto dal 2017 secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. L’agenzia ha riferito che 1953 persone sono morte o sono scomparse quell’anno, nel tentativo di raggiungere l’Europa. Ma questo approccio rispetto alle politiche di migrazione, ha fatto suonare un campanello d’allarme per gli attivisti i quali si pensa che verrà criticato dal parlamento europeo stesso. “Vi è la necessità di affrontare il tema dei movimenti secondari dei migranti ma anche garantire solidarietà a Paesi in difficoltà”. Lo si legge in un passaggio che il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha inviato ai leader europei in vista del vertice sull’immigrazione e l’economia proprio della settimana prossima. Il presidente sostiene che bisogna concentrarsi sull’adozione della Roadmap di Dublino permettendo ai Paesi di lavorare meglio tra loro. Ma anche “intensificare” il sostegno ai Paesi sotto pressione, usando il meccanismo di redistribuzione volontaria. Al momento unica notizia certa: la Commissione europea non finanzierà la costruzione di un muro tra la Bulgaria e la Turchia. “La Commissione non finanzierà muri”, ha detto il portavoce Eric Mamer nel corso del briefing quotidiano con la stampa, interpellato al riguardo. “Spetta agli Stati membri determinare quali sono i modi migliori per adempiere ai loro obblighi di protezione delle frontiere. L’Ue è lì per sostenerli in questo quadro. La Commissione finanzia misure e azioni, che contribuiscono alla buona protezione dei suoi confini, comprese le infrastrutture mobili e fisse” ma “non finanzierà la costruzione di muri”. Nel frattempo le navi Ong, pare si stiano arrendendo alle politiche del governo Meloni. I viaggi più lunghi per raggiungere i porti sicuri assegnati di volta in volta dal governo italiano stanno costringendo le navi di soccorso in mare ad alzare bandiera bianca. Le tratte a lunga percorrenza richiedono maggiori risorse economiche, anche a causa dell’aumento del prezzo del carburante e i costi stanno diventando insostenibili. Così Geo Barents e Ocean Viking, dopo tre viaggi, stanno esaurendo le risorse. Ferme la spagnola Open Arms e l’italiana Mare Jonio oltre alla nave di Amnesty international, alle tedesche, Sea eye, Mission Lifeline, Sos Humanity. “Serve un codice di condotta per le Ong attive nella ricerca e nel soccorso di naufraghi”. Ha dichiarato il leader del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. “Inoltre – continua il politico tedesco – paesi come Francia e Germania che sostengono finanziariamente queste organizzazioni dovrebbero assumersi maggiori responsabilità per risolvere la massiccia sfida migratoria nel Sud dell’Europa”. Insomma, una posizione politica in linea con quella del governo italiano e con il suo nuovo codice di condotta sulle Ong. Intanto, è prevista per oggi pomeriggio l’arrivo della Geo Barents a La Spezia, dopo che gli attivisti della nave, hanno effettuato soccorsi multipli nel Mediterraneo invece di dirigersi verso il porto assegnato. Una sfida da parte di Medici senza Frontiere verso il governo Meloni, che potrebbe costare alla Ong sanzioni e il fermo amministrativo della nave.

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