Economia

Europa a rischio razionamento energetico

di Alessio Postiglione -

Centrale termoelettrica ©imagoeconomica


Una batosta ulteriore per famiglie e industrie

La guerra in Ucraina può causare il rischio razionamento energetico il prossimo inverno per l’Europa. Lo ha dichiarato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia, al Financial Times. Birol ha affermato che il razionamento potrebbe riguardare gli utenti di gas industriale, innanzitutto, con conseguente e logico danno per il settore industriale del Vecchio continente.
Il direttore ha affermato che i governi devono ridurre la domanda di energia migliorando l’efficienza, ammonendo sul rischio rappresentato dalla Cina, qualora Pechino non riprenda a trainare l’economia.

Negli ultimi mesi le restrizioni imposte nell’ambito della politica zero-Covid cinese hanno infatti rallentato la crescita economica e ridotto la domanda di energia. Un problema che non riguarda solo il gas, ma anche il petrolio. Secondo Goldman Sachs, infatti, i prezzi del greggio devono aumentare ancora per bilanciare domanda e offerta nel mercato globale, per attestarsi su 135 dollari al barile, nei prossimi 12 mesi a partire da luglio, affinché le scorte si normalizzino entro la fine dell’anno.

L’effetto trade off è legato alla domanda cinese che aumenta, dopo i lockdown, e alla produzione dalla Russia che scende. Il prezzo del greggio Brent è balzato vicino al suo massimo dell’anno alla fine di maggio dopo che l’Ue ha annunciato il divieto della maggior parte delle importazioni di petrolio russo. Sul rischio di razionamento energetico, d’altronde, nelle ultime settimane si sono espressi su questa linea anche i governi tedesco, austriaco e danese. Un circolo vizioso, considerando che anche le politiche di stoccaggio di riserve, per passare indenni il prossimo inverno, comportano, ovviamente, effetti inflazionistici. Da fine marzo lo stoccaggio del gas dell’Unione Europea e del Regno Unito (Eu28) è infatti aumentato di 164 terawattora (TWh) a fronte di un incremento medio decennale di soli 107 TWh.
Relativamente ai danni prodotti da questi eventi, secondo Eurostat, l’inflazione a 12 mesi nell’Eurozona si è attestata all’8,1%, la cifra più alta mai registrata dall’ufficio statistico europeo. Con l’83% delle famiglie spagnole, l’80% nel Regno Unito, 76 in Italia, 66 in Francia, 65 in Danimarca e 62 in Svezia che hanno tutti riportato un aumento dei costi giornalieri, secondo uno studio YouGov.
Sul fronte manifatturiero, l’Ocse stima che il Pil globale raggiungerà il 3% nel 2022, un declassamento di 1,5 punti percentuali rispetto all’ultima proiezione fatta a dicembre, mentre la Banca Mondiale stima il 2,9%, rispetto alla previsione del 4,1% di gennaio.


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