Politica

Evi e quel Vaffa al suo partito Verde: “Sono patriarcali”

di Domenico Pecile -

ELEONORA EVI POLITICA


Dice: “Nel partito una deriva autoritaria e autarchica”, poi aggiunge: “Contro di me eretto un muro” e ancora: “Dentro il partito paternalismo e livore”: un j’accuse lungo, articolato, a tratti livoroso quello che ha suggerito a Eleonora Evi di abbandonare la guida dei Verdi. Non vuole, ha anche aggiunto, “essere la marionetta del pinkwashing”. Già, un duro colpo per un partito che della lotta al patriarcato e al maschilismo in nome della parità di genere ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Già, un paradosso proprio in questi giorni in cui il termine patriarcato è stato usato e abusato. Già, una tegola che arriva come un micidiale boomerang dentro un partito che da ieri si vedrà costretto, ahilui, ad andare in analisi per analizzare ed eventualmente sradicare sacche di patriarcato che pensava retaggio della conservazione, del sovranismo e di tutte le destre. Insomma, la comunicazione di Evi (“Inaspettata”, è stato il commento dei vertici verdi) piomba come un fulmine a ciel sereno e rischia davvero di spiazzare la nomenklatura verde che riteneva che certe dispute non le appartenessero.


Dunque, per Evi la misura è colma. E non se la sente più “di portare avanti l’incarico” di co-portavoce nazionale di Europa Verde, eletta nel 2021 “Ero piena di entusiasmo e sinceramente convinta che avrei avuto la possibilità – motiva – di collaborare concretamente a fondare un innovativo progetto ecologista”. “Penso di avere dimostrato un grande impegno – aggiunge – ed un entusiasmo fin da subito, girando in lungo e in largo l’Italia”. Dice di essersi “resa disponibile da europarlamentare”. Aggiunge di avere dato “energie e risorse a un partito che sembrava dimenticato”. E denuncia l’ex co-portavoce: “A sorpresa dopo le elezioni politiche dello scorso anno qualcosa ha scatenato un corto circuito quasi indecifrabile” talché “improvvisamente i vecchi dirigenti hanno iniziato a fare muro contro di me perché avevo idee diverse e pretendevo di essere a conoscenza delle decisioni politiche su liste, alleanze e strategie della campagna elettorale”. Insomma un delitto di lesa maestà, fa capire Evi. Anche perché, aggiunge impietosa, rivela di essere vittima di una sorta di ricatto morale visto che è stata “accusata di ingratitudine nei confronti della famiglia verde che mi aveva accolta e offerto uno scranno in Parlamento”. E qui arriva l’impietoso affondo che ha mandato letteralmente in tilt il partito. Evi spiega che “idee, proposte o visioni alternative – quando non complementari! – a quelle dell’establishment del partito, infatti, generano nei suoi esponenti reazioni impreviste: ora chiusura, ora diffidenza e sospetto. Talvolta paternalistica e vuota condiscendenza. Non di rado livore, rivendicazione”. La denuncia riguarda anche la sua richiesta “più volte reiterata di avere informazioni sullo stato di salute del partito (tesseramenti, federazioni attive, commissariamenti ecc) ottenendo risposte parziali o addirittura nulle”. E come ha reagito il partito a questo suo ripetuto e manifestato malessere? Evi sostiene che soprattutto in questo ultimo anno la sua figura è stata sistematicamente oscurata. Eccolo, precisa meglio, il segno evidente della deriva autoritaria ma anche autarchica del partito. Insomma, il suo ruolo – chiosa – era stato ridimensionato e ridotto così a una presenza soltanto di facciata. Della serie: non puoi parlare perché sei l’ultima arrivata e forse anche perché, è il suo sospetto, sei donna.


La prima replica – volutamente soft e senza toni acrimoniosi – arriva direttamente da Angelo Bonelli co-portavoce di Europa verde e deputato. Che tenta di smorzare le durissime parole di Evi e ricondurre il tutto a una delle più classiche discussioni all’insegna della franchezza e della dialettica interna. “Avere divergenze politiche ci sta, è pacifico, avviene in tutti i partiti. Per esempio – spiega – noi abbiamo votato per l’alleanza europea che riconferma Avs, lei no, ma questo è un partito con parità di genere e che ha al suo interno delle donne, come Luana Zanella, solo per citarne una”. Come dire che il femminismo di mera facciata denunciato dalla Evi è tutta una supposizione della stessa. Una difesa quella di Bonelli che per Evi non ha toccato uno dei temi principali come quello che lei stessa ha definito un “corto circuito quasi indecifrabile che ha colpito il partito soprattutto a partire dalle elezioni del 2022”.


Torna alle notizie in home