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Excusatio manifesto

di Edoardo Sirignano -

ENRICO LETTA POLITICO


Finalmente Letta dice la verità. Serve un nuovo partito. Così il segretario esce dal silenzio e apre l’assemblea del Pd, svoltasi all’Antonianum di Roma. Enrico, senza se e senza ma, a chi vuole subito un cambio della guardia chiarisce come occorra al mondo dem “una base politica, un manifesto che metta nelle condizioni di essere ambiziosi per il futuro. Non abbiamo bisogno di un nuovo segretario”.

Le contraddizioni di Enrico

A parole tutto chiaro. Il problema, però, è che l’artefice è chi oggi fa la predica. Dopo aver causato un terremoto, fatto in modo che ogni genere di apparato si arroccasse nelle stanze del Nazareno, è troppo facile dire me ne torno a Parigi. Sarebbe ra tranquillamente al di sopra del 30 per cento. Cala, invece, proprio quando rientra il prescelto dalla Francia. Da allora inizia la discesa che porta al 25 settembre e all’ormai residuale congresso. Gli stessi candidati, d’altronde, sono frutto di quei meccanismi, difesi fino a ieri dal segretario. Non è un mistero, che a parte qualche slogan, di programmi al momento non se ne sente neppure l’ombra. C’è solo tanta gente che dice, io possuna scelta alla Schettino, ovvero abbandonare la nave quando è ormai pronta ad affondare. Se la creatura progressista è arrivata in questo stato non è certamente colpa di Veltroni e via dicendo. Fino allo stesso Renzi il Pd eo cambiare linguaggio, io posso partire dal bar, dalla base. Il come, però, è tutto da scoprire e non c’è eccezione che tenga…

Il vittimismo

“Amarezza e ingenerosità”. Sono le parole con cui si chiude la stagione Letta. Nessuno può nascondere che chi è capo, come spesso accade nella vita, viene ritenuto il responsabile o meglio ancora gli viene puntato il dito contro. La stessa cosa, però, potrebbero dire anche tanti giovani attivisti, dimenticati quando si parlava di distribuire seggi agli amici oppure i segretari delle sezioni commissariate, dalla sera alla mattina, solo perché non gradite a un tizio o un altro. In tal caso, come dice a gran voce il segretario nell’ultima assemblea, non si è tenuto duro. Anzi… Forse davvero qualcuno doveva essere sostituito e non certamente il Pd. Su questo è impossibile non dare ragione a Letta. I dem, d’altronde, pur avendo raggiunto il risultato più basso della loro storia politica, hanno ben pensato di mantenere le medesime faccie, vittoriose o perdenti che siano.

Il finto congresso

Il futuro non appare più roseo. Le affermazioni di Stefano Bonaccini rivolte alla Schlein ne sono la prova: “ A Elly l’affetto non verrà mai meno”. Ecco perché il dubbio, sollevato su queste colonne da Massimo Cacciari, che parla di sfida infondata, non è poi campato in aria. Stiamo parlando di chi in Emilia fino a ieri è stato alla stessa scrivania. Gli altri concorrenti non vale nemmeno la pena citarli. Antonio Michetti non ha neanche chi gli risponde al telefono, Paola De Micheli, pur essendo candidata da una vita non riesce a trovare sponsor e Gianni Cuperlo rientra (a dirlo qualcuno che ha partecipato alle ultime riunioni) per il solo “diritto di tribuna”. Più interessante, invece, capire cosa faranno alla fine i suoi sostenitori, ovvero quei signori chiamati Bersani e D’Alema. Da qui probabilmente nasce il ritorno al lavoro, la riscossa dei compagni. Nell’ultima assie, ha ufficializzato il proprio ritorno un tale Speranza, che dovunque va porta solo guai. Casini se ne tiene ben lontano dalla cosa rossa. Basta osservare le facce di chi era presente alla convention di ieri per capire come la tregua sulla Carta dei Valori non esista. Tutti sanno che dopo febbraio, quando ci sarà una resa dei conti tra le mozioni, chi resterà fuori, che non vuol dire per forza che perderà, andrà altrove. Gli stessi paladini di Articolo 1, quelli che oggi parlano di “obbligo morale”, sperando che non abbia nulla a che vedere con la morale vista nei casi Soumahoro e Qatargate, certamente non saranno disponibili a portare la carretta dei fedelissimi di Renzi, sempre che non torni. Altro che progressismo. Le dicerie attuali, come sostiene più di qualche attivista, sono le classiche fesserie che si diffondono per mantenere la quiete. Dopo di questa, però, come la filosofia insegna, c’è sempre la tempesta. In tal caso, forse, un uragano. L’unica verità detta da Letta è soltanto: “Così siamo rovinati”. Si prevedono nuove battaglie e non c’è Bella Ciao o Boldrini che tenga. I poveri, le fasce deboli e le battaglie sui diritti, oggi, sono dappertutto tranne che al Nazareno.


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