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Falso cieco per 50 anni, adesso deve restituire 1 milione allo stato

di Ivano Tolettini -


Faceva giardinaggio, potava le siepi e andava a fare la spesa al mercato senza alcun tentennamento apparente. Altro che non vedente! Una storia che sembra scritta per il cinema neorealista e invece è tutta vera. Per oltre cinquant’anni un uomo dell’area arzignanese nel Vicentino, ha vissuto un doppio gioco impeccabile: cieco per lo Stato, perfettamente vedente nella vita di ogni giorno.

La Guardia di Finanza berica

Ha smascherato uno dei raggiri più longevi mai registrati nel settore della spesa pubblica italiana. Un falso cieco di 76 anni, residente a Montecchio Maggiore, che dal 1972 percepiva indennità e sussidi per cecità assoluta, superando la soglia del milione di euro incassato indebitamente.
L’indagine, partita da un incrocio di dati tra Inps, Inail e i database delle Fiamme Gialle, ha messo in moto due mesi di pedinamenti, appostamenti, filmati. I militari della Compagnia di Arzignano lo hanno ripreso mentre si muoveva con naturalezza tra le vie del paese, senza bastone né accompagnatore. Lo hanno seguito al mercato, dove sceglieva da solo frutta e verdura, toccava, pesava, pagava in contanti, rimettendo con cura il resto nel portafoglio. Hanno documentato anche la sua attività domestica: tagliava siepi, potava piante, maneggiava forbici e tagliasiepi elettrici, gesti precisi da chi vede bene il mondo intorno a sé.

Un copione surreale, ma costruito con metodo

Per decenni l’uomo aveva superato visite e controlli, vivendo ai margini del sistema e sfruttandone le pieghe. Nessuno aveva mai dubitato di lui, nemmeno i medici che avevano certificato l’invalidità. Eppure, nel 2025, la tecnologia incrocia i dati e il tempo degli inganni finisce. Il “falso cieco di Montecchio Maggiore”, come già lo chiamano i finanzieri, è ora rinviato a giudizio per truffa aggravata ai danni dello Stato.
Il quadro probatorio, definito “granitico” dagli investigatori, è stato consolidato da una consulenza medica di parte: l’uomo non è cieco, non lo è mai stato. L’Autorità giudiziaria ha disposto l’interruzione immediata di ogni sussidio e la Guardia di Finanza ha informato la Corte dei Conti per l’azione di recupero del danno erariale. Ma non finisce qui. Dalla verifica fiscale è emerso che negli ultimi cinque anni il settantenne ha intascato circa 200 mila euro di proventi illeciti, ora sottoposti a tassazione. Per quelle somme è stata richiesta l’applicazione di misure patrimoniali: lo Stato, almeno in parte, vuole riprendersi ciò che gli è stato tolto.
L’episodio getta una luce cruda su un fenomeno ancora diffuso: la frode assistenziale come rendita di cittadinanza clandestina. Per mezzo secolo, quell’uomo ha vissuto come un personaggio invisibile nel cuore del Nordest produttivo, accanto a cittadini che pagano tasse, lavorano, sostengono un sistema che lui, invece, svuotava dall’interno. La Guardia di Finanza ricorda il principio di presunzione di innocenza: la colpevolezza sarà definitiva solo con sentenza irrevocabile. Ma al di là dell’esito giudiziario, resta il simbolo di una lunga, quasi incredibile, storia italiana, dove il confine tra furbizia e frode, tra sopravvivenza e truffa, continua a segnare il volto del Paese.


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