Il Presidente di Farmindustria Marcello Cattani in occasione di Inventing for life Health Summit presso il MAXXI
Roma, 05 marzo 2025
ANSA/FABIO CIMAGLIA (NPK)
Un farmaco, anzi molti di più, per curare l’economia italiana: a Roma si riunisce l’assemblea di Farmindustria, l’associazione delle imprese farmaceutiche in seno a Confindustria. Un settore sempre più strategico per il sistema Paese che rappresenta, come ha affermato nel suo intervento la presidente del consiglio Giorgia Meloni, “un’eccellenza del Made in Italy” sempre più centrale e importante dal momento che “il valore di questo comparto va oltre i dati economici, perché incide direttamente sulla vita delle persone, consente, grazie alla ricerca e grazie all’innovazione, di far progredire costantemente i percorsi di cura, di ridisegnare di volta in volta l’orizzonte della medicina”. Il governo, anche con il ministro alla Sanità Orazio Schillaci, garantisce vicinanza e sostegno al comparto: “È chiara la volontà di portare avanti una strategia che salvaguardi e rafforzi la competitività dell’industria farmaceutica, l’omogeneità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale e il grande valore sociale della ricerca clinica che si traduce in costi evitati e straordinaria opportunità di cura per i pazienti che vi partecipano”. Ma non è tutto: “Il nostro compito – ha aggiunto il ministro – è costruire una cornice moderna, giusta, attrattiva per gli investimenti, ma sempre centrata sul diritto alla salute. La salute è una responsabilità collettiva: con la collaborazione di tutti, possiamo rendere l’Italia un modello europeo di innovazione, equità e accessibilità terapeutica”. Quindi Schillaci ha parlato di ciò che più sta a cuore agli imprenditori farmaceutici: “La governance necessita di un tagliando di revisione, ci sono criticità che attendono una soluzione: penso al payback e alle differenze regionali di accesso ai farmaci innovativi, e anche all’immunizzazione che non è solo problema di budget ma culturale, ovvero di risorse non usate. Payback? Merita di essere rivisto e ci sono interlocuzioni con il Mef”. E dopo aver incassato (anche) il sostegno del vicepremier Antonio Tajani, il presidente Farmindustria Marcello Cattani ha passato in rassegna numeri, potenzialità e criticità che vive il comparto: “Abbiamo l’ambizione di essere i più competitivi al mondo, l’industria farmaceutica italiana più farcela se si interviene attraverso alcune riforme”. A cominciare, proprio, dal payback. Per Cattani occorre “una nuova governance che aumenti le risorse per la farmaceutica e riduca da subito gli insostenibili payback, per poi superarli dal 2027, con un adeguamento della spesa sanitaria ai reali fabbisogni di salute dei cittadini, con un accesso ai farmaci più rapido e omogeneo sul territorio, con l’aumento degli investimenti in prevenzione come proposto dal ministro della Salute e con misure che permettano l’uso del dato clinico per necessità di ricerca, nel rispetto della privacy”. Ma dovrebbe fare qualcosa in più anche l’Unione europea: “In Europa la situazione è molto difficile – ha spiegato il presidente Farmindustria Cattani – sia per misure che hanno compromesso la competitività complessiva dell’industria, con alcuni settori che rischiano di sparire, sia per una serie di lunghezze burocratiche che recano danni alla competitività, aumentano i costi e impediscono di fare passi avanti nello scenario internazionale”. Sempre la solita storia: gli altri corrono, l’Europa s’incarta. “La domanda che ora l’Ue deve farsi è: vogliamo essere leader o follower? Il mondo sta cambiando radicalmente. In 20 anni sono aumentati gli scenari di guerra, da 30 a 60. Il trend demografico in Occidente è quello di una società che sta invecchiando, con una domanda sempre maggiore di assistenza sanitaria. Esistono difficoltà di approvvigionamenti nelle filiere e crescono i costi per la loro sostenibilità (+30% rispetto al 2021). Partner storici stanno diventando concorrenti”. Ma non basta: “Nuovi attori stanno emergendo, tra cui la Cina, che ormai contribuisce per il 20% al Pil mondiale (20 anni fa ne costituiva il 5%), mentre l’Ue è al 18% (20 anni fa era al 25%) e gli Usa sono sempre la prima economia del mondo. E con uno sviluppo tecnologico e basti pensare alla digitalizzazione dei dati sanitari e all’uso crescente dell’intelligenza artificiale, alla ricerca e sviluppo nello spazio – ha concluso il numero uno di Farmindustria – che rappresenta un trampolino di lancio per l’innovazione farmaceutica, permettendo di migliorare la diagnosi, il trattamento, la personalizzazione della ricerca”.