Cultura & Spettacolo

FAVINO CHE GUEVARA

di Adolfo Spezzaferro -

PIERFRANCESCO FAVINO ATTORE


E’ la serie del momento, tutti ne parlano (bene): Call My Agent – Italia funziona alla grande e fa ridere tanto. Ci voleva proprio. Eravamo un po’ preoccupati, a dire il vero, perché la serie di Sky è il remake di una (fortunatissima) serie francese: Dix pour cent, andata in onda nel 2015. E invece quella italiana è migliore, perché tra l’altro fa più ridere. E perché rispetto all’originale è giustamente italianizzata. La formula è semplice ma molto efficace: alla Cma, Carlo Maiorana Agency, gli agenti sono alle prese con i loro clienti del mondo dello spettacolo. Sei puntate, sei special guest star, che danno il titolo alle puntate, da Paola Cortellesi a Corrado Guzzanti, da Matilda De Angelis a Paolo Sorrentino fino ad arrivare a un divertentissimo Pierfrancesco Favino. Il cast dei personaggi dell’agenzia è notevole: tutti in parte, tutti bravi. Da Maurizio Lastrico a a Sara Drago, da Sara Lazzaro a Michele Di Mauro, i comprimari fanno squadra a sé. In modo che la star della puntata sia la ciliegina sulla torta. Le vicende dell’agenzia, che somiglia ad un ufficio normale per le sue dinamiche interne, con un’unica profonda differenza: i clienti dell’ufficio non sono “normali”, sono divi dello showbiz. Ecco dunque che gli agenti devono essere anche confidenti e un po’ psicologi, oltre che squali che non vogliono perdere le loro (ricche) commissioni. I quattro soci senior hanno per le mani i contratti dei big del cinema e della tv e in alcuni casi hanno un rapporto che va al di là del semplice legame professionale. Sono di casa, di famiglia, in un certo senso. Sullo sfondo c’è Roma, il centro storico, piazza del Popolo, Villa Medici. E poi i set, le location, i provini: tutti i luoghi-simbolo dello spettacolo, insomma.
La forza delle serie sta nella sua profonda, irresistibile ironia ed autoironia. Soprattutto da parte dei protagonisti che si alternano nelle puntate. Fenomenale in tal senso l’episodio con Paolo Sorrentino: il suo monologo contro le riunioni dei genitori a scuola è già virale sui social. Un testo perfetto, che si chiude con una lettera inviata direttamente a Dio, affinché si occupi dell’educazione – non degli studenti, si badi bene – ma dei genitori. Il regista napoletano inoltre fa autoironia sui suoi lavori, proponendo una terza stagione di The Young Pope, The Lady Pope (con Ivana Spagna nei panni della pontefice).
Anche l’episodio con la giovane De Angelis è molto sul pezzo, facendo della coraggiosa ironia su temi politicamente correttissimi e su come certi post dei personaggi pubblici scatenino involontariamente le cosiddette shitstorm da parte degli utenti. C’è un gusto, unito alla giusta attenzione, nell’essere attualissimi ma allo stesso tempo cercando, riuscendoci, di seppellire sempre tutto con la giusta risata. La giusta misura, il senso delle proporzioni necessari per evitare che la dimensione tragica (qui volutamente assente, ogni tanto ci vuole…) scada nel ridicolo. Ciò non significa che non ci sia cura nell’introspezione psicologica dei personaggi, anzi. Con pochi, mirati tratti i vari colleghi dell’agenzia sono resi magistralmente. Anche grazie ad una serie di attori poco noti, alcuni dei quali – ne siamo sicuri – faranno meritatamente carriera.
La chicca della serie è l’episodio con Favino: il celebre attore deve presentare ai David di Donatello, gli Oscar italiani, ma è sparito da tempo. La sua agente quindi va a casa sua, dove ci sono la vera moglie – anche lei attrice – Anna Ferzetti e le due figlie della coppia. In casa l’imbarazzo è palpabile: si scopre che Favino è in giardino… in una tenda militare. Quando la sua agente lo vede, si ritrova di fronte a Ernesto Che Guevara. L’ultimo personaggio impersonato da Favino, in cui il camaleontico attore è rimasto intrappolato. Noi nella nostra rubrica abbiamo spesso fatto notare come forse Favino abbia un po’ stufato con le sue trasformazioni incredibili e i mille dialetti che sa imitare. Beh, Favino in versione Che è memorabile, magnifico. Con il suo spagnolo argentino perfetto, l’attore finalmente è autoironico, si prende in giro. Per farlo rinsavire, la sua agente gli mostra la foto di un McDonald’s a Cuba: la fine del sogno socialista. Così l’attore torna nei suoi panni civili. Come se non bastasse, poi, a fine episodio lo troviamo nei panni di Mario Draghi in una videochat di un consiglio di classe: “Sono un genitore al servizio delle istituzioni”, con la voce perfetta dell’ex premier (è tornato il solito Favino). Evviva l’autoironia, successo meritato.


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