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FdI doppia la Lega a Trento e Bolzano. E vuole il Veneto

di Ivano Tolettini -


Mettiamola così. Solo Zaia può evitare che la Lega paghi un pesantissimo pedaggio in termini di consenso alle prossime regionali venete. Il risultato di domenica alle Comunali in Trentino e nell’Alto Adige certifica un trend elettorale negativo per la segreteria Salvini e qualora non ci fosse il nome del governatore uscente in una lista a sostegno del centrodestra la sconfitta leghista a favore del partito di Meloni è altamente probabile. Sia a Trento che Bolzano le posizioni si sono specularmente rovesciate e non ci vuole uno scienziato della politica per constatare che siccome i voti del centrodestra sono più o meno gli stessi, il travaso interno è un dato di fatto. A Trento capoluogo, dove il centrosinistra peraltro ha confermato il sindaco Franco Ianeselli, Fratelli d’Italia ha conseguito il 14,44% rispetto al 6,33% di cinque anni fa, mentre la Lega è passata dal 13,75% al 6,78. Con Forza Italia che è cresciuta dal minimo storico del 1,73% al 4,29%. Invece, a Bolzano i Fratelli si sono appollaiati sul 15,4% raddoppiando il voto del 2020, mentre la Lega ha perso oltre metà dei consensi: dal 13,2 al 5%. Con gli azzurri che hanno raddoppiato il loro peso al 3%. Insomma, quello che era accaduto alle politiche del settembre 2022, quando FdI proprio a Venezia col 32% e rotti ottenne il miglior risultato in Italia, a cospetto del tracollo leghista, confermato a giugno di un anno fa alle europee quando i meloniani hanno raggiunto in Veneto il 37,58% e i leghisti dal 50% sono crollati al 13%, si conferma, seppur con voti complessivi di gran lunga inferiori, anche in Trentino Alto Adige. Il tonfo del Carroccio è talmente clamoroso che non può che spaventare in Veneto, al di là delle parole di circostanze, che la realtà dell’ex Tirolo del Sud è molto diversa rispetto alla Serenissima, dove la Lega senza il suo totem Zaia è destinata alla sconfitta. Ovvio che FdI cerchi di sfondare con un proprio candidato, mentre i colleghi di coalizione leghisti che negli ultimi vent’anni sono quasi sempre stati il punto di riferimento del buongoverno del centrodestra, devono trovare la quadra in Veneto in una situazione che dire complicata è poco. Così se l’assessore veneto Roberto Marcato, il bulldog zaiano, si toglie qualche sassolino e trovandosi all’antitesi della linea Salvini, afferma sarcastico di “non avere visto l’effetto Vannacci in Trentino, che evidentemente deve ancora arrivare”, il senatore Luca De Carlo, coordinatore veneto di FdI, ostenta sicurezza: “Detto che ogni regione fa storia a sé, che per noi sia un trend positivo è un riscontro confermato – spiega – sebbene in contesti politici diversi, a partire dal 2022 c’è un consenso crescente com’è avvenuto alle europee”. Dunque si andrà verso un candidato di FdI, visto che il terzo mandato è stato cancellato dalla Corte Costituzionale e Zaia dopo quindici anni dovrà farsi da parte? Dal bastione leghista veneto non la pensano così. “I candidati migliori sono nella Liga Veneta. La nostra linea del Piave è chiara e soprattutto inamovibile – analizza Alberto Villanova, capogruppo della Lega-Liga Veneta in Consiglio regionale -. Anche se, per decisione unilaterale di Roma, purtroppo il candidato non potrà più essere Luca Zaia, noi siamo prontissimi a qualsiasi scenario. L’obiettivo è tenere unito il Centrodestra: l’intesa con Fratelli d’Italia è salda, con loro abbiamo ottimi rapporti in Consiglio regionale. Ma il Veneto per noi è una regione identitaria e simbolica. Non faremo passi indietro”. La decisione sul futuro candidato naturalmente sarà presa a Roma dai leader di partito, la premier Meloni in testa, ma a Venezia tra i leghisti non si esclude anche di correre da soli, con Zaia come candidato ombra col nome sulla lista. Tanto più che nel 2020 i flussi di voto stimarono che il 35% di coloro che avevano votato la lista Zaia, che raccolse il 44,57%, era del Pd. Del resto il governatore alla guida della coalizione ottenne – si era in piena pandemia e “Luca”, come lo chiamano i veneti, compariva ogni giorno in televisione, – un clamoroso 77%, un consenso bulgaro per usare la terminologia di quando il mondo era ancora diviso in blocchi. Scontato che anche una parte tutt’altro che irrilevante degli elettori dell’opposizione gli aveva riconosciuto il voto. Ecco che alla domanda se la Lega potrebbe correre da sola, spaccando il centrodestra, Villanova ha risposto: “Tutti gli scenari sono possibili, senza i governatori della Lega, al Nord, il centrodestra non vince. E quindi la lista Zaia sarà in prima fila alle prossime elezioni”. Come dire, il governatore uscente darà ancora le carte?


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