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Fifa, Blatter e Platini davanti al giudice ma c’è Infantino nel mirino

di Giovanni Vasso -

Gianni Infantino FIFA ©imagoeconomica


Al via il processo a Bellinzona per il pagamento da due milioni di franchi corrisposto dalla Fifa all’ex numero uno della Uefa. Ma la stampa tedesca e francese attacca: “Dietro tutta la vicenda c’è un fantasma col cranio pelato”

“Se Gianni Infantino è riuscito nell’impresa di diventare il capo della Fifa deve ringraziare la magistratura svizzera”. L’accusa gli è arrivata direttamente dalla Suddeutsche Zeitung. E anticipa la notizia dell’apertura, dopo sette anni di indagini, del processo a carico dell’ex padre padrone della Fifa, Sepp Blatter, e dell’ex numero uno della Uefa Michel Platini. Il dibattimento si terrà davanti ai giudici del tribunale penale di Bellinzona. La vicenda ruota attorno al presunto pagamento da due milioni di franchi che Blatter avrebbe, indebitamente, corrisposto all’ex campione francese ai tempi della presidenza Uefa. Secondo i due dirigenti sportivi, si trattava del compenso, pagato nel 2011, per lavori eseguiti da Platini alla Fifa tra il 1999 e il 2002. Ma di questi contratti, per l’accusa, non si sarebbe trovata traccia. Anzi, quel passaggio di denaro avrebbe rappresentato un ingiusto arricchimento per Le Roi e un danno al patrimonio della federazione mondiale del calcio, arrecato da Blatter stesso.

Nel procedimento è invischiato lo stesso Infantino anche se non direttamente. Per l’Èquipe, che ha dedicato uno speciale da quattro pagine all’apertura del processo in Svizzera, quella dell’attuale presidente della Fifa sarebbe una presenza inquietante, “un fantasma con il cranio liscio come una palla da biliardo”. Perché lui, che per una volta ha messo d’accordo francesi e tedeschi, sarebbe stato il maggiore beneficiario degli effetti dell’inchiesta esplosa nel 2015. Platini, all’epoca dei fatti, era in rampa di lancio per assumere il comando della Fifa ma lo scandalo gli negò l’ascesa all’olimpo del calcio mondiale. Il comitato Etico, a dicembre di quello stesso anno, mise la pietra tombale sulle aspirazioni di Platini: squalifica da otto anni, condivisa con lo stesso Blatter. Poi ridotta, per quel che poteva valere. Una carriera distrutta.

Rispetto a L’Èquipe, la Suddeutsche Zeitung è andata anche oltre. Ha parlato di mail imbarazzanti che sarebbero state cancellate dalle autorità svizzere e ha ventilato il sospetto di una mazzetta. Una tangente che, per paradosso, avrebbe dovuto innescare (come in effetti avvenne) un’ondata di indignazione, una sollevazione contro la corruzione dei vecchi dirigenti per agevolare l’ascesa dello stesso Infantino. La dinamica, quella dello “scandalo” che funzionò, in altra scala, con Tangentopoli in Italia e con altri mille regime change in giro per il mondo. 

C’è una circostanza inoltre che fa sorgere più di un sospetto. Il capo della Procura svizzera, Michael Lauber, fu costretto a dimettersi dai suoi incarichi, nel luglio del 2020 proprio perché fu accusato di aver incontrato in segreto, e per ben tre volte, il presidente Fifa Infantino e di averlo negato, intralciando il lavoro delle autorità. Poco più di un mese dopo gli venne revocata l’immunità. 

Il caso che ha stroncato le aspirazioni di Platini e distrutto l’immagine di Blatter si deciderà, davanti al tribunale penale, entro l’8 luglio. Ovviamente, non è solo calcio: la vicenda assume i contorni di una sfida sanguinosa per il controllo della Fifa. Uno scontro economico (l’ente di governo del calcio mondiale ha fatturato nel 2021 ben 696 milioni di euro) ma soprattutto politico, di potere e di equilibri che partono dal calcio e finiscono fatalmente sulla scena geopolitica internazionale. Mentre Infantino prometteva che la prossima edizione del mondiale in Qatar sarà “carbon neutral”, la stampa tedesca lo inchiodava al “più grande scandalo giudiziario della storia svizzera”. La sfida è aperta.


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