Attualità

“Finalmente si può aprire un vero dibattito”

di Domenico Pecile -


Stop al Green pass, niente obbligo vaccinale per medici e personale sanitario di ospedali e cliniche, multe ai no vax sospese fino alla prossima estate. Il governo Meloni ha inviato un forte messaggio di discontinuità sulla vicenda del Covid-19 al punto che la pandemia è diventata il nuovo terreno di scontro tra governo e opposizione, più dello stop alla Riforma Cartabia e più ancora delle polemiche sul caso Predappio. Polemiche che riguardano anche un pezzo della maggioranza grazie allo sfogo della mancata ministra alla Sanità, la berlusconiana Licia Ronzulli, secondo cui sarebbe stato preferibile attendere la scadenza naturale dell’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari, aggiungendo che su questo Fi non getterà la spugna.
A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è Agostino Ciucci, il medico-eroe del Pronto soccorso di Lecce, sospeso – ma poi riammesso in servizio – per le sue posizioni no vax e le critiche alle terapie che definì protocollari e poco vicine ai malati e che oggi si dice soddisfatto del provvedimento del governo. “Il presidente della Puglia, Emiliano – afferma – vorrebbe mantenere lo statu quo e tenere lontani i no vax dagli ospedali. E’ un’assurdità. Non possiamo trasformare questa vicenda, che deve essere solo medico-scientifica, in una battaglia politica. Anche perché ormai il virus ha una contagiosità che non dipende dalla vaccinazione”.
Ciucci aggiunge che nelle strutture sanitarie permane una netta divisione tra personale vaccinato e no vax. “I primi – precisa – accusano i colleghi che non si sono vaccinati di vigliaccheria; la controparte sostiene che molti hanno obbedito all’obbligo della vaccinazione perché servi del sistema. Io, pur avendo fatto una dose e poi essere diventato iper critico sia sui vaccini, sia sulle terapie, adesso affermo che bisogna evitare scontri prettamente ideologici. Non si può rimanere arroccati sulle proprie posizioni. Per questo propongo una serie di convegni di carattere scientifico in cui le due parti si possano confrontare senza pregiudizi. Sì, credo serva una fase di riconciliazione, parlando di tutto”.
E per quel tutto il medico intende una disamina senza censure di cosa è stata la vaccinazione di massa sperimentale, di quelli che sono stati i tanti effetti negativi e a volte letali del vaccino e del come negli ospedali venivano curati i pazienti. “Fin dai primi giorni della pandemia – spiega – avevo visto negli occhi dei pazienti il terrore. Noi medici eravamo vestiti come robot e agli ammalti mancava il rapporto diretto, umano, una parola, una carezza perché comandavano i protocolli. Per questo mi toglievo i guanti e la mascherina e regalavo una carezza che molte volte valeva più di un farmaco. Il diktat nei nostri confronti agiva come i tribunali dell’inquisizione”. Ciucci aveva chiesto di cambiare approccio medico. Niente da fare. Era stato cacciato dal nosocomio. Eppure la Direzione sapeva che il suo lavoro continuava nelle case egli ammalati anche dopo l’orario ospedaliero con l’intento di affrontare sul nascere la patologia. Nei convegni, Ciucci auspica che si parli di tutto senza tabù, che si dica quante trombosi o morti correlate si sono verificate, di come si è deciso di trasformare un vaccino sperimentale in una cura di massa, di come la ventilazione e l’intubazione a volte si sono dimostrare errate, del come si sarebbe dovuto affrontare la patologia sul territorio prima della ospedalizzazione, come ha fatto lui con mille pazienti a casa. E per questo è diventato il “medico-eroe”.


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