Esteri

“Fine pandemia mai”: ecco perché le potenze occidentali vogliono fare dell’emergenza la normalità

“Fine pandemia mai”: mutuando una triste formula popolare tra i carcerati – “fine pena mai” – possiamo affermare che l’approccio dell’Occidente al virus del Covid è quello di chi vuole fare dell’emergenza la normalità.

di Adolfo Spezzaferro -


A leggere le dichiarazioni ufficiali in occasione del Second Global Covid-19 Summit, organizzato dagli Usa, appare evidente che la volontà di continuare sul fronte dello sviluppo dei vaccini è in cima all’agenda delle potenze occidentali.
Nella dichiarazione congiunta del presidente Usa Joe Biden e della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si afferma che sarà implementata l’agenda Usa-Ue per sconfiggere la pandemia, vaccinare il mondo, salvare vite e ricostruire una sicurezza sanitaria che sia più forte di quella “bucata” dal virus. Gli sforzi congiunti riguarderanno da un lato la diffusione dei vaccini nei Paesi dove ancora la popolazione non è immunizzata e dall’altro la cooperazione nella ricerca e nello sviluppo di nuovi vaccini, aggiornati sulla base delle varianti del Sars-Cov-2. Vaccini che proteggano di più, che durino di più, che possano sconfiggere insomma ciò che resta del Covid in Occidente.
Sul fronte della diffusione dei vaccini nel Terzo mondo, vanno risolti i problemi di imbottigliamento nella catena delle forniture. Mentre per quanto riguarda ricerca e sviluppo, secondo Usa e Ue bisogna prepararsi al futuro. Per assicurare una risposta comune nell’individuare nuovi agenti patogeni e combattere nuove minacce. In soldoni, per Washington e Bruxelles non è contemplata l’ipotesi che quello del Covid possa essere un caso isolato: verranno altre pandemie. Con quello che comporta in termini di sviluppo medico-scientifico e tecnologico, non solo sul fronte della cura, ma della prevenzione e della diagnosi. Processo che genererà un volume di affari incalcolabile.
Anche il premier Mario Draghi, nella sua dichiarazione in occasione del summit, pone l’accento sul fatto che “lo sviluppo di vaccini efficaci e l’organizzazione di campagne di vaccinazione di successo hanno segnato una svolta nella lotta contro la pandemia”. Ma avverte: “La pandemia non è finita”. Ecco perché – assicura Draghi – “l’Italia è fortemente impegnata a porre fine a questa pandemia e a prevenire quelle future”. “L’Italia ha già contribuito alla risposta multilaterale alla pandemia con 445 milioni di euro e si è già impegnata a donare 69,7 milioni di dosi tramite Covax (il programma per rendere disponibili i vaccini ai Paesi più poveri, ndr)”. “Oggi – conclude l’ex numero uno della Bce – posso annunciare che l’Italia donerà ulteriori 31 milioni di dosi attraverso Covax e ci impegniamo inoltre a donare 200 milioni di euro”.
L’impegno globale per arginare la pandemia in atto va dunque di pari passo con l’investimento per fronteggiare le prossime pandemie, che – lo ripetiamo – si danno per certe. Non è dato però sapere perché. Noi possiamo registrare due fatti assodati e possiamo metterli in correlazione. Evidenze scientifiche ci dicono che molto probabilmente il virus Sars-Cov-2 è stato almeno in parte modificato dall’uomo. In ogni caso, è stato studiato in laboratorio e da lì sarebbe forse fuoriuscito accidentalmente. A sentire la Russia, in Ucraina ci sono laboratori gestiti dagli Usa dove si sperimentano anche armi biologiche. Non vogliamo assolutamente affermare che il Covid sia un’arma sfuggita per sbaglio a chi la stava sviluppando. Ma possiamo dire con certezza che in questi laboratori in Ucraina – al di là della veridicità delle accuse del Cremlino – si studiano i virus. Ebbene, una guerra non è esattamente la condizione migliore per tenere in sicurezza questi agenti infettivi. Forse è per questo che si pensa a nuove pandemie. Oppure non tutte le informazioni a disposizione dei decisori mondiali sono state rese note. Un’ultima considerazione: dato l’impegno su scala globale di dimensioni senza precedenti in termini di investimenti e di risorse impiegate a tutti i livelli, va da sé che come minimo saranno “tenuti in caldo” ad libitum tutte le forme di controllo e gli strumenti di restrizione – dal green pass al lockdown – per non vanificare gli sforzi compiuti.


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