Fine vita, la Corte Costituzionale ha detto no all’aiuto di terze persone
La Consulta ha detto no all’intervento di terzi sul fine vita: “Accettabile solo l’autosomministrazione”
Con la sentenza n. 132, la Corte ha dichiarato inammissibili (cioè non accettabili) le questioni sollevate dal Tribunale di Firenze, che chiedeva di cambiare l’articolo 579 del Codice penale. Questo articolo punisce chi uccide una persona anche se questa ha dato il proprio consenso. Il tribunale chiedeva che, almeno in alcuni casi, questa punizione fosse esclusa — ad esempio, quando una persona gravemente malata chiede aiuto a un altro per morire, perché non può farlo da sola.
Il Tribunale sosteneva che impedire l’aiuto esterno crea una discriminazione: chi è paralizzato non può esercitare il suo diritto a scegliere di morire, solo perché non può fisicamente farlo da solo. Questo, secondo il tribunale, viola il principio di uguaglianza e il diritto all’autodeterminazione.
Ma la Corte Costituzionale non è d’accordo. Secondo i giudici, non è accettabile permettere a terzi di somministrare il farmaco per far morire il malato. Prima, vanno verificate tutte le possibilità affinché sia la persona stessa, in modo autonomo, a prendere il farmaco — anche se con strumenti tecnologici o assistenza indiretta. Solo in quel caso si può rispettare la legge.
Cosa dice la legge sul fine vita
La sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019 ha aperto, in modo molto limitato, alla possibilità del suicidio medicalmente assistito. Questo è permesso solo se ci sono alcune condizioni precise:
- il paziente ha una malattia irreversibile,
- soffre in modo insopportabile,
- dipende da trattamenti per restare in vita (come respiratori o nutrizione artificiale),
- ed è pienamente lucido e consapevole.
Un punto fondamentale è che la persona deve essere in grado di assumere da sola il farmaco che provoca la morte. La legge non permette che sia un’altra persona a farlo, anche se il malato ha gravi disabilità motorie. La Corte ha anche chiarito il ruolo del Servizio sanitario nazionale (Ssn): è suo dovere aiutare il paziente mettendo a disposizione gli strumenti necessari e fornendo assistenza per usarli, se esistono.
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