Flotilla, per ora tanto fumo, ma l’arrosto arriverà
Attorno alla Global Sumud Flotilla continua ad alimentarsi un dibattito destinato a crescere finché le imbarcazioni che navigano verso Gaza non incroceranno quelle dell’esercito israeliano impegnate nel blocco navale imposto da Tel Aviv. A quel punto la situazione e, di conseguenza, il confronto e lo scontro politico già in atto toccheranno l’apice. Finora, nonostante l’indiscutibile clamore mediatico che circonda l’iniziativa, c’è molto fumo e poco arrosto. La ciccia però arriverà senza dubbio, perché una cosa è certa: quando la Flotilla giungerà in prossimità della Striscia di Gaza qualsiasi cosa accadrà farà rumore (per seguire gli spostamenti clicca qui).
Comunque vada, sarà un successo
Se c’è un dato certo, infatti, è che l’iniziativa è win-win. “Comunque vada, sarà un successo”, per utilizzare un celebre aforisma. E questo è certamente un merito di chi ha organizzato la spedizione marittima, che comunque vada, per l’appunto, porterà comunque a casa un risultato. Qualora gli aiuti stipati sulle imbarcazioni con a bordo gli attivisti raggiungessero miracolosamente la popolazione di Gaza l’obiettivo ufficiale della missione sarebbe perfettamente centrato. Se, invece, come già accaduto in passato, Israele impedisse il buon esito dell’operazione umanitaria, magari sequestrando le navi, fermando, arrestando e rimpatriando i volontari, si otterrebbe un altro risultato: evidenziare a livello praticamente universale quanto sia reale l’accusa di crudeltà rivolta al governo di Tel Aviv, che si ostina nel negare qualsiasi forma di ausilio a una popolazione civile decimata sia dalle armi israeliane che da fame e carestia. Inoltre, in questa seconda ipotesi, si coinvolgerebbero direttamente le diplomazie di mezzo mondo, con le varie cancellerie che, in un modo o nell’altro, sarebbero costrette a farsi carico della sorte dei propri connazionali. E la reazione di quelle che, proprio in virtù della netta condanna dell’operazione voluta da Netanyahu a Gaza, hanno sposato la causa del riconoscimento dello Stato di Palestina potrebbe essere inaspettatamente netta. Considerazione che, oltre all’indubbio coraggio di chi sale a bordo di un’imbarcazione consapevole che si sta andando a sfidare l’autorità di un Paese straniero, è ben chiara agli organizzatori della Flotilla.
È inutile negare, infatti, che come spesso accade in concomitanza di simili iniziative umanitarie, a regnare sono un certo cinismo e una certa strumentalità di base. Se non ci si augura l’incidente, di certo non si scongiura un qualche intoppo che potrebbe risultare comunque utile alla causa. Ecco perché, una volta dissipato il tanto fumo che aleggia attorno alla Global Sumud Flotilla, sul tavolo resterà senza dubbio l’arrosto.
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