Primo Piano

FONDI NERI E TRAME ROSSE

di Rita Cavallaro -

EVA KAILI VICE PRESIDENTE PARLAMENTO EUROPEO


E nello scandalo Qatargate spuntano pure i paradisi fiscali. Si allarga l’inchiesta della magistratura belga, che indaga sulla cricca delle tangenti pagate da Doha per influenzare le scelte politiche del Parlamento Europeo. La lente degli inquirenti, che finora hanno recuperato a Bruxelles 750mila euro in contanti in casa dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili e del compagno Francesco Giorgi oltre a 1,5 milioni in banconote alla famiglia di Antonio Panzeri, si sposta a Panama.

LA RICHIESTA

Il sospetto è che a Kaili siano riconducibili conti offshore aperti nello Stato dell’America centrale, paradiso dei grandi evasori. E che su quei rapporti bancari segreti sia transitato un fiume di denaro dal Paese del Golfo. Motivo per quale le autorità greche hanno chiesto a Panama informazioni su un conto intestato all’ex vicepresidente del Parlamento Europeo e ai suoi genitori, depositato presso la locale Bladex Bank. È lì che, secondo l’autorità antiriciclaggio ellenica, potrebbero essere confluiti i soldi grossi, venti milioni di euro provenienti dal Qatar, che su Kaili avrebbe puntato la sua fiche nella roulette messa in moto per ripulire l’immagine dello Stato che viola i diritti umani. D’altronde che il gruppo al soldo dell’Emiro fosse diventato il casinò di Panzeri lo dice proprio lui, intercettato mentre consegna buste di Natale con presunte tangenti al segretario generale della Confederazione Internazionale dei Sindacati Luca Visentini. “Sembriamo quelli di Ocean’s Eleven”, diceva l’ex eurodeputato di Articolo Uno il 10 ottobre scorso, paragonandosi ai geni della truffa del film che mettevano a segno colpi sensazionali a Las Vegas. E sempre Panzeri, ritenuto l’anima e il promotore della “vasta organizzazione fraudolenta” i cui “atti criminali” avrebbero avuto una “natura complessa, organizzata e ripetitiva”, è stato anche il mediatore, insieme a Giorgi, dell’incontro, avvenuto il primo novembre, tra l’allora vicepresidente dell’EuroCamera e il ministro del Lavoro del Qatar, Ali ben Samikh Al-Marri, finito nelle carte dell’inchiesta che ora punta ad accertare l’effettiva mole di denaro sborsato da Doha per influenzare la politica dell’Unione Europea e manipolare le commissioni verso gli interessi dell’Emiro, grazie al lavoro del cerchio magico che, nel suo sistema truffaldino, coinvolgerebbe una sessantina di eurodeputati, come avrebbe confessato Giorgi in carcere al giudice istruttore Michael Claise. La magistratura, fin dalle prime fasi dell’indagine, ha adottato la parola d’ordine “follow the money”, valutando anche l’ipotesi di fondi neri accumulati dal cerchio magico di Panzeri nei paradisi fiscali. Per seguire quei soldi, ora il presidente dell’autorità antiriciclaggio greca, Charalampos Vourliotis, ha inviato a Panama la richiesta urgente di informazioni relative al conto corrente riconducibile a Kaili e ai familiari. L’avvocato di Kaili, Mihalis Dimitrakopoulos, ha ribadito l’estraneità della sua assistita e ha bollato come “documenti falsi” le carte del conto cointestato di Eva e dei genitori alla Bladex Bank. Bisognerà aspettare la risposta dello Stato dell’America centrale per fare luce sul giallo, ma se la replica sarà affermativa si aprirà il nuovo filone dell’inchiesta, che punta a collegare altri eurodeputati, con nuove iscrizioni nel registro degli indagati già nei prossimi giorni.

L’ENFANT PRODIGE

Intanto, mentre la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha avviato la procedura di revoca dell’immunità parlamentare per il dem Antonio Cozzolino e per il socialista Marc Tarabella, l’enfant prodige del Pd si dice pronto a parlare con i giudici. Il Nazareno ha già fatto sapere che voterà per la revoca di Cozzolino, ma l’eurodeputato, tirato in ballo da Panzeri seppur senza alcuna accusa specifica, si professa estraneo al sistema corruttivo e intende rinunciare allo scudo parlamentare. Inoltre chiederà di parlare al Parlamento Europeo, “per rispondere a tutte le domande e offrire tutte le informazioni e i chiarimenti utili all’accertamento dei fatti”, hanno garantito i suoi avvocati Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri De Beco. Insomma, il Pd vorrebbe scaricare Cozzolino con la convinzione di risolvere così la questione morale, ma il dem non ci sta a fare il capro espiatorio di una condotta democratica, solo su carta, che tende a nascondere la polvere sotto il tappeto e che lui stesso conosce da anni. Perché, nonostante l’eurodeputato non sia un big del partito del Nazareno, resta un politico navigato. Uno di quelli nati dal basso, nelle sezioni, che dalla Federazione Giovanile Comunista Italiana di Napoli è entrato nella direzione nazionale del Pd, passando per il Consiglio regionale della Campania fino allo sbarco, nel 2009, a Bruxelles. Cozzolino è un prodotto del Pd che, se fatto fuori, potrebbe cambiare gli scenari al Nazareno, in vista del congresso in cui il favorito alle Primarie Stefano Bonaccini ha già incassato l’appoggio di Pina Picerno. L’eurodeputata campana, caso vuole, è stata eletta alle ultime Europee nella stessa circoscrizione di Cozzolino, con poco meno di 2mila voti dietro al dem oggi nel tritacarne della questione morale.

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