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Fondo salva Stati: così è se vi pare

di Redazione -


Il fondo salva stati (Mes) ‘’non intende danneggiare alcun Paese membro”  della Ue e dell’Euro zona ed è ‘’completamente fuorviante dire che prende di mira qualcuno. Al contrario se fosse stato disponibile all’inizio della crisi greca l’avremmo risolta in modo molto più spedito”.

Parole della presidente della Bce Christine Lagarde nella sua prima conferenza stampa a Francoforte da presidente della Bce definendo sostanzialmente delle bufale tutti quegli allarmi che sono stati diffusi a piene mani dai diversi schieramenti sovranisti e populisti. In modo particolare in Italia dove sono stati additati come vessatori i regolamenti funzionali descritti come automatici, quindi fuori dal controllo e dalla volontà dei governi, e sostanzialmente a danno dei cittadini e dei loro conti bancari a tutto vantaggio delle banche tedesche e francesi. Non c’è nessuna trappola, ha assicurato la Lagarde, per una ristrutturazione surrettizia del debito italiano. Nella realtà, ha spiegato, sono “regole e clausole di azione collettiva fatte per evitare i comportamenti di creditori molto tossici già visti in altri paesi, quindi  a beneficio di qualsiasi paese che si trovi in difficoltà”.  Puntualizzazione molto tecnica che ha voluto dire in modo cortese come siano infondate e fuori luogo quelle affermazioni a carattere “antropologico” –diciamo così- di Lega e Fratelli d’Italia che poco mancava che denunciassero una aggressione al nostro Paese e una chiamata alle armi. Ma la Lagarde non si è limitata a queste precisazioni (in risposta a specifiche domande di giornalisti italiani) ma ha esteso la riflessione ad un altro aspetto relativo al coolegato capitolo dell’Unione bancaria. La presidente ha in particolare commentato positivamente le pur caute aperture del governatore di Bankitalia Ignazio Visco sul problema dell’Unione bancaria e la questione della diversificazione dei titoli di Stato posseduti dalle banche. “E’ un grande passo avanti” ha commentato, specialmente dopo l’apertura sull’argomento fatta dal ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz. Aperture simmetriche, ha sottolineato, che potrebbero preludere ad una convergenza che porterebbe a compimento con soddisfazione delle parti il cosiddetto “terzo pilastro” dell’Unione bancaria a cui la Germania per anni ha fatto da freno. In sostanza il ministro e vicecancelliere tedesco Scholz ha proposto di smettere di considerare lo “zero deficit” come un tabù indiscutibile perché oggi si è rivelato un freno per gli investimenti. Lo stesso Scholz in una lettera al Financial Times ha sottolineato che “non è stata un’iniziativa facile per un ministro delle finanze tedesco. Il ministro pur non nominando l’Italia ha convenuto che di fronte alle difficoltà dell’economia –anche tedesca- si potrebbe discutere la possibilità regolata di fare debito per finanziare investimenti, quindi di non contabilizzarli come deficit. Parole che fino a ieri erano impensabili ed eretiche per un responsabile delle finanze in Germania. Con molta prudenza si può pensare ad un avvicinamento all’orizzonte di una Ue più unita e sovrana. Ma non si può pensare che la maggiore unità debba essere solo un problema dell’eurozona che poi sottintende una regolazione intergovernativa a danno una Ue più politica e federale. E’ forse arrivato il momento di prendere atto che le strategie politiche ed economiche debbono essere prese a Bruxelles con ruoli più decisivi della Commissione e del Parlamento europeo.  Se si continua a lasciare troppo spazio decisionale alle conferenze intergovernative la Ue è destinata ad essere sempre il soggetto debole nel quadro internazionale tra Usa, Russia e Cina. Un soggetto diviso al proprio interno per egoismi nazionalistici e che ancora non ha una comune politica estera e di difesa. E’ a questa preoccupazione che ha guardato la proposta di una Conferenza sul futuro dell’Europa da parte di Francia e Germania che potrebbe aprire ad importanti riforme.

Angelo Mina

 


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