Esteri

Francia: contro Macron l’alleanza degli opposti

di Ernesto Ferrante -


In Francia si ripropone quella che è stata definita l’alleanza degli opposti per tentare di abrogare la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron. Jean Luc Mélenchon e Marine Le Pen voteranno una nuova mozione di censura, la diciassettesima, presentata dalle opposizioni contro il governo di Elisabeth Borne in un anno. La socialista Valérie Rabault ha dato il via ai dibattiti alle 16 nel giorno che coincide con l’anniversario del primo turno delle elezioni parlamentari un anno fa. Per il presidente della Commissione Finanze dell’Assemblea Eric Coquerel (LFI), è necessario “segnare il colpo”, essendo state superate le “linee rosse”, anche se “a priori avremo un risultato un po ‘meno buono dell’ultima volta”. Dal campo presidenziale parlano di una “forma di tragica ripetizione”. “Regolarmente, una parte dell’opposizione ci porta a ridimostrare che non esiste una maggioranza alternativa”, taglia corto Elisabeth Borne, che a marzo era scampata al rovesciamento del suo governo, per soli nove voti. Diciannove deputati di LR su 61 avevano poi votato a favore di una mozione del gruppo indipendente Liot, dopo l’uso dell’arma costituzionale del 49,3 da parte del capo del governo per far passare la contestatissima misura.

Nel suo testo, la sinistra sottolinea che “il governo e la sua maggioranza hanno nuovamente violato i diritti del Parlamento per impedirgli di votare sull’abrogazione”. I deputati di LFI, PS, EELV E PCF denunciano anche “il costante disprezzo, fin dall’inizio della mobilitazione contro la riforma delle pensioni, mostrato nei confronti dei nostri concittadini e sindacati”. I deputati del Rassemblement National hanno già comunicato il loro sostegno al tentativo di sgambetto. La proposta di abrogazione aveva mantenuto viva la fiamma della sfida alla riforma, nonostante la sua promulgazione a metà aprile. Ma le minoranze non sono riuscite a ottenere un voto giovedì sul testo portato dal gruppo Liot, essendo stato respinto per “inammissibilità”. I deputati della formazione hanno scelto di cambiare strada, perché “le condizioni per il successo” di tale iniziativa “non sono attualmente soddisfatte, soprattutto a causa dell’atteggiamento di parte del gruppo I Repubblicani”. Inoltre, non vogliono che “un rifiuto di una mozione di censura sia strumentalizzato dal governo e dalla sua maggioranza relativa come un voto di reiterazione” della proposta. Ai suoi membri è stata lasciata libertà di voto.

Atteggiamento diverso da parte delle truppe di Marine Le Pen. “Vogliamo che la signora Borne se ne vada con la sua riforma sotto il braccio e, soprattutto, vogliamo che ci sia un voto, perché non c’è stato alcun voto nell’Assemblea nazionale”, ha spiegato Sébastien Chenu. La posizione del RN, ha provocato la reazione stizzita di Aurore Bergé, leader di Renaissance che lo ha accusato di voler “congelare il paese”.
Dopo la giornata di mobilitazione sociale martedì scorso, che ha registrato l’affluenza più bassa in cinque mesi di proteste, l’esecutivo spera di poter voltare pagina. Il “coordinamento” intersindacale si riunirà giovedì e cercherà di mantenere la sua unità.
Il coordinatore nazionale di La France Insoumise, Manuel Bompard, ritiene che il Parlamento sia stato calpestato e assicura che il suo partito non mollerà. Il suo attacco è durissimo: “Il macronismo ha un problema con la democrazia. Oggi chiaramente non siamo più in una Repubblica. Quando il presidente decide da solo contro tutti, contro almeno il 70% dei francesi, più di nove lavoratori su dieci, tutte le organizzazioni sindacali e ovviamente contro la maggioranza dei deputati dell’Assemblea nazionale perché temevano di andare al voto, siamo in una monarchia presidenziale assoluta”.


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