Attualità

Fuga d’arabia per i medici

di Ivano Tolettini -


Quasi 500 sanitari italiani hanno dato la disponibilità a trasferirsi: I medici in Arabia guadagneranno fino a 20 mila euro al mese, gli infermieri 6 mila. 

Le sirene d’Arabia si fanno di nuovo sentire in Europa. Eccome. Stipendi fino a 20 mila euro per camici bianchi italiani, mentre per i colleghi francesi e tedeschi sono superiori, e di 6 mila euro per gli infermieri, ma lo stesso si dica per gli altri europei. A volte può essere difficile resistere. Dalle stelle del football a chirurghi, cardiologi, ortopedici e dermatologi, ma anche fisioterapisti e infermieri professionali. La proposta per loro è fin troppo allettante ed è inevitabilmente destinata a fare proseliti. Oltre che preoccupare il mondo della politica molto di più del saccheggio dei campioni della pedata. Con tutto rispetto per Ronaldo, Milinkovic-Savic, Verratti, Mancini e compagnia bella che di per sé sono già dei privilegiati e occupano uno spazio sociale sensibile sì, ma pur sempre voluttario. Del calcio si può fare a meno della sanità no. Adesso è il turno di medici e infermieri invogliati da stipendi d’oro, robusti benefit anche per la famiglia e vantaggi fiscali. Insomma, proposte sulla carta irrinunciabili per chi ha pochi anni di esperienza e vuole fare gavetta ben pagato anche se lontano da casa. Ma noin si può avere tutto nella vita. Dopo avere saccheggiato i principali campionati calcistici europei, accaparrandosi campioni e allenatori a peso d’oro – a partire dai big per arrivare a giocatori meno famosi ma ugualmente strapagati rispetto agli ingaggi del Vecchio Continenti – i Paesi Arabi adesso fanno sul serio per professionalità molto più importanti perché hanno a che vedere con la nostra sanità e la qualità della nostra esistenza. Così Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Oman, Kuwait e Bahrain hanno lanciato la campagna d’autunno perché sono a corto di sanitari mentre abbondano di quattrini, che come ben sappiamo pompano dal sottosuolo con gli idrocarburi.

ALLARME
È stato per primo il quotidiano di settore Nurse24.it, che si definisce “il ponte informativo tra i professionisti della sanità, i cittadini e le istituzioni”, diretto da infermieri, e nato per “raccontare la professione dall’interno e crescere come gruppo multi-professionale guidato dalla passione per la comunicazione leale e trasparente” a lanciare l’allarme sul nuovo fenomeno che il tam tam mediatico in poche ore ha fatto rimbalzare a livello nazionale. La ventilata fuga di centinaia di professionisti verso la nuova Mecca sanitaria vedrebbe in prima fila professionisti di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto – solo da quest’ultimo sarebbero 100 i professionisti che avrebbero già firmato -, perchè a certe condizioni è difficile dire di no. Si calcola che negli ultimi tre mesi sono 150 gli infermieri che con oltre 300 medici (tra generici e specialisti) avrebbero firmato il contratto per il loro trasferimento nei Paesi del Golfo, dove il fabbisogno sanitario è in rapida crescita. Secondo fonti sanitarie entro il 2030, dunque meno di sette anni, in Arabia Saudita – che attualmente conta 36 milioni di abitanti – serviranno 44.000 medici e 88.000 infermieri per tenere dietro alla rapida crescita del popolazione e al contemporaneo aumento dell’aspettativa di vita anche a quelle latitudini. I governanti hanno scelto di investire circa il 10% del Pil in sanità e questo vuol dire che hanno messo a disposizione un mare di soldi per elevare il welfare.

LA CACCIA DEI MEDICI IN ARABIA
Il presidente Foad Aodi dell’Associazione dei medici stranieri in Italia (Amsi) afferma che “stiamo monitorando questo fenomeno da circa otto anni, ma adesso si è fatto più intenso. Del resto quando vengono offerti stipendi da oltre 14 mila euro al mese più tanti benefit, come la casa, l’auto e la scuola per i figli, è difficile resistere. Ci arrivano tante richieste per medici con passaporto europeo, cercano soprattutto colleghi italiani, francesi e tedeschi. Nei Paesi del Golfo si si arriva ad investire il 10% del Pil nella sanità, vuol dire avere strutture ad alta specializzazione e servono quindi, ortopedici, chirurghi plastici, anestesisti, ginecologi, pediatri e, dopo il Covid, infettivologi e pneumologi, oltre che infermieri di pari professionalità”. In quei Paesi “ci sono pochi laureati in medicina – sottolinea il presidente dell’Amsi – perché i ragazzi preferiscono optare per facoltà economiche o tecnologiche. Il 90% dei laureati dei Paesi del Golfo Persico arriva dalla Palestina, Egitto, Siria, Giordania e Marocco. Ma non sono sufficienti”. Di qui le proposte che molti medici che abbiano almeno quattro anni di esperienza e infermieri con un paio d’anni stanno valutando, mentre altri hanno già fatto il salto del Rubicone.


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