Per Abbonati

Fuga dei cervelli: Se ora scappano anche gli infermieri

di Eleonora Ciaffoloni -


“Lavorare all’estero non dovrebbe più rappresentare, per nessuno, una scelta obbligata, bensì una opportunità, specialmente per i giovani. E spetta alla Repubblica, far sì che si tratti di una libera scelta”. Queste erano state le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni del 2 giugno. Parole con cui il Capo dello Stato auspica non a una “fuga di cervelli”, bensì una “circolazione di talenti”.

Eppure, i numeri delle partenze degli italiani all’estero – per studio e per lavoro – parlano chiaro. Ammontano a circa 337mila le partenze negli ultimi dieci anni. E in un più di un caso su tre si tratta di laureati. Un esodo, quello dei giovani italiani all’estero che sembra sì contare i famosi “cervelli” in cerca di una carriera migliore, ma anche di giovani laureati lavoratori che, in Italia, sembrano non trovare la giusta dimensione. Succede in Lombardia, dove tantissimi lavoratori del settore medico-sanitario (soprattutto infermieri e ostetriche) delle province di Como, Lecco, Sondrio e Varese optano per una fuga verso la Svizzera. Le motivazioni sono semplici: le retribuzioni sanitarie sono molto più alte rispetto a quelle italiane e, anche la possibilità di pendolarismo oltre confine permette ai lavoratori di rimanere spesso a vivere in Italia ma portando la forza lavoro all’estero.

A denunciare questo esodo il Partito Democratico della Lombardia che porterà una mozione sul tema in Consiglio Regionale. Il Pd chiede “Un’indennità di confine che possa valorizzare le professioni sanitarie e arginare sul nascere il pericoloso esodo di infermieri e ostetriche lombardi verso la Svizzera. Una spinta che è arrivata dal sindacato Nursing Up per voce del presidente nazionale Antonio De Palma, che racconta, quello dell’esodo è un argomento “da noi denunciato da mesi e mesi” che ha portato anche alla manifestazione che è stata fatta a Milano. “Le nostre inchieste sugli stipendi che un infermiere lombardo può ottenere nel vicino Ticino riempiono i motori di ricerca, e con esse i dati che riguardano il numero sempre più alto di operatori sanitari che decidono di lasciare i nostri Ordini professionali per essere impiegati nella sanità elvetica”. Per questo, continua: “siamo soddisfatti che, dopo la nostra manifestazione di Milano, la politica regionale si stia muovendo per proporre soluzioni concrete al fine di trattenere le nostre migliori professionalità, provando finalmente a frenare una emorragia che non può, non deve continuare. Tutto questo conferisce un senso profondo alle nostre battaglie e ci spinge ad andare avanti”. Un appello, dice il presidente, per una battaglia che non ha bandiere e che si augura sia sostenuta da tutti, visto che si tratta di una problematica che riguarda la salute di tutti i cittadini.
Una problematica, quella della fuga degli italiani all’estero, che si amplia.

Se prima a “scappare” dal nostro Paese erano in gran parte i cosiddetti “cervelli” e quindi coloro che per motivi accademici o di ricerca – vista la maggiore appetibilità e la maggior retribuzione -si recava all’estero per proseguire gli studi o per trovare un lavoro in linea con la carriera accademica, che in Italia si faticava a trovare. Ma in Itallia si fa ancora fatica, anzi, forse di più. E difatti, sembrano cominciare ad andar via anche dei lavoratori, come gli infermieri, che un’occupazione la hanno, ma preferiscono andare a guadagnare uno stipendio maggiore rispetto a quello che recepiscono in Italia.
Ebbene, la riflessione da fare non è più solamente rivolta alla “fuga di cervelli” citata da Mattarella. La libertà di scegliere se andare all’estero non è questione di conoscenza, ma si tratta di una fuga che manifesta la precaria struttura del mondo del lavoro del Belpaese,che oscilla tra disoccupazione e salari bassi.


Torna alle notizie in home