Editoriale

FUORI TEMPO MASSIMO

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Siamo fuori tempo massimo nel Paese dove nulla cambia mai davvero, la guerra, la morte, i debiti hanno girato le lancette dell’orologio togliendoci la terra da sotto i piedi. Non solo i treni arrivano in ritardo. Dimostra la cronaca che tutto il Paese, il sistema Italia, ormai corre in un tempo che non è la contemporaneità. L’inchiesta sul Covid arriva dopo tre anni. Quando i morti ci sono già stati, e soprattutto quando lo Stato dopo avere sbagliato tutto all’inizio della pandemia per rimediare a un errore ne ha probabilmente fatto un altro, diventando il Paese delle chiusure indiscriminate, dei lasciapassare, della libertà limitata, pronto anche quando ormai è ovvio non servisse più. La tragedia di Crotone in realtà è una delle immense infinite tragedie che hanno sepolto nel Mediterraneo quasi 30.000 persone conosciute, e forse il triplo mai nemmeno viste da nessuno. E tutte le polemiche, le richieste di dimissioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i controlli, le indagini, arrivano quando le ennesime bare di legno hanno ricevuto il saluto composto e commosso dello Stato. In questo caso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha interrotto l’abominevole dibattito politico fatto di insulti che ha accompagnato questa tragedia del mare che il più antico Paese di naviganti aveva il dovere morale, storico e politico di evitare. E anche se guardiamo i dati tecnici di questo Paese ormai deragliato la parola ritardo è quella che più di tutti gli assomiglia. È in ritardo il Pnrr, è in ritardo l’adeguamento alle norme europee di qualunque tipo, dai balneari fino all’energia verde. E’ in ritardo il piano per combattere la siccità. Un ritardo tale da rendere impossibile per noi anche immaginare nei prossimi 10 anni di poter davvero fare un salto nel futuro in quanto a energia e approvvigionamenti. Sebbene sia questa l’emergenza quotidiana delle famiglie e da questa derivi il costo della vita ormai insopportabile in tutti i settori, dalla spesa quotidiana, fino all’acquisto di una casa, di un’auto, alle vacanze, cosa succede di solito ai ritardatari? C’è qualcuno più svelto di loro, che ha pensato meno a tirare a campare, che ha rischiato quando ancora conveniva, che arriva per primo. Ed ecco perché l’Italia dei ritardi infiniti sembra fatta apposta per passare di mano. Essere a disposizione, bella com’è, di chi in un’epoca per noi così complicata ha saputo vedere la luce. Quando piangiamo i nostri morti, quando mettiamo sotto indagine ministri e premier, presidente di regione e professionisti qualificati dopo una pandemia che ha messo il ginocchio il Paese, ricordiamoci che tutto questo avviene in un’epoca lontana da quella in cui avrebbe avuto senso intervenire. Un’epoca in cui finiremo per azzuffarci sulla ragione e sul torto di ogni singola scelta, mentre il sistema intero trasloca in un altro pezzo di mondo, dove c’è un’idea più chiara di futuro. U tempo che sembra quello di oggi. Quello di ieri. E finirà per essere ancora una volta lo stesso anche domani.

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