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Furto al Louvre: la password del sistema di sicurezza era “LOUVRE”…

Indagini e polemiche dopo il colpo da 88 milioni

di Lino Sasso -


Il clamoroso furto al Louvre continua a far discutere in Francia e non solo, tanto più dopo che si è scoperto che la password del sistema di sicurezza era “LOUVRE”. Dalle indagini sul colpo milionario avvenuto il 19 ottobre 2025, infatti, è emerso questo dettaglio imbarazzante sulla chiave di accesso al sistema di sicurezza informatica del museo: semplicemente “LOUVRE”. Sembrava giusto ribadirlo…. Una scelta che, secondo gli esperti, rappresenta una vulnerabilità macroscopica, paragonabile all’uso del proprio nome come password personale.

Dalle falle nella sicurezza, al furto, alla password LOUVRE

La ricostruzione arriva dal quotidiano francese Libération, che ha consultato documenti interni e rapporti tecnici classificati. Già nel 2014, l’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica (ANSSI) aveva segnalato falle evidenti nella rete digitale del museo, avvertendo che l’accesso ai server di videosorveglianza non era adeguatamente protetto. Il report parlava esplicitamente del rischio di “facilitare furti di opere d’arte”. Nonostante l’avvertimento, la gestione della cybersecurity non sarebbe stata aggiornata in modo efficace. E la scelta della password a protezione dei sistemi di sicurezza semplicemente banale. Un fatto che oggi appare ancora più grave, considerando che il Louvre è il museo più visitato al mondo e custodisce opere di valore inestimabile.

Rachida Dati: “Rischi sottovalutati per anni”

La ministra francese della Cultura, Rachida Dati, ha ammesso pubblicamente la responsabilità istituzionale: “C’è stata una sottovalutazione cronica del rischio di furti. Parliamo di errori sistemici di lunga durata”. Dati ha annunciato un piano straordinario di rafforzamento della sicurezza in tutti i principali musei nazionali, sia sul fronte fisico che digitale, per evitare che episodi simili possano ripetersi.

Le indagini: arrestata una coppia della periferia di Parigi

Parallelamente, la procura di Parigi ha concentrato le indagini su una pista inattesa. Sono stati arrestati un uomo di 37 anni e una donna di 38, conviventi e con figli piccoli, residenti nella periferia nord della capitale. Il loro Dna sarebbe stato rinvenuto nel cestello dell’elevatore industriale usato per trasportare le opere trafugate. Secondo la procuratrice Laure Beccuau, i sospetti non apparterrebbero a reti criminali organizzate. L’uomo ha precedenti per furto, mentre la donna è indagata per complicità. Quest’ultima, durante l’interrogatorio, sarebbe scoppiata in lacrime affermando di avere paura per sé e per i figli.

Refurtiva ancora introvabile

Il valore delle opere rubate è stimato in circa 88 milioni di euro. Al momento, nessuna traccia della refurtiva. Evidentemente chi ha organizzato il furto è più sveglio di chi ha impostato la password dei sistemi di sicurezza, che vale la pena ricordare: LOUVRE. Inimmaginabile.


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