Esteri

Gabon: un altro boccone amaro per Parigi

di Ernesto Ferrante -


Gabon: un altro boccone amaro per Parigi
“Profonda preoccupazione” per quanto sta accadendo in Gabon è stata espressa dagli Stati Uniti, “fortemente contrari alle prese di potere militari o ai trasferimenti di potere incostituzionali”. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha chiesto ai “responsabili di garantire la sicurezza dei componenti del governo e delle loro famiglie” e di “preservare il governo civile”.
L’appello rivolto “a tutti gli attori” è a dare prova di “moderazione e rispetto per i diritti umani” e affrontare “in modo pacifico con il dialogo le preoccupazioni, dopo l’annuncio dei risultati elettorali”. Rispetto al voto, apparso tutt’altro che libero e trasparente fin dalle prime battute, gli Stati Uniti rilevano “con preoccupazione la mancanza di trasparenza e le segnalazioni di irregolarità”.
Nessuna marcia indietro da parte dei militari. Il generale Brice Oligui Nguema, capo della Guardia repubblicana, giurerà lunedì come “presidente della transizione”. Lo ha annunciato l’esercito del Gabon, precisando che la cerimonia si terrà presso la Corte costituzionale.
Con un comunicato stampa, letto sul canale televisivo statale Gabon 24 nella giornata di ieri, gli insorti hanno detto di aver deciso “di difendere la pace ponendo fine all’attuale regime”, “che provoca un continuo deterioramento della coesione sociale e che rischia di portare il Paese nel caos”.
Successivamente, il Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni ha anche annunciato la “chiusura delle frontiere fino a nuovo ordine”.
Il rieletto presidente Ali Ben Bongo, figlio di Omar Bongo, satrapo del Paese dell’Africa centrale per 41 anni, è stato messo agli arresti domiciliari. Anche un figlio dell’uomo al potere per 14 anni è stato arrestato.
Il generale Brice Oligui Nguema, capo della Guardia Repubblicana, è stato portato in trionfo da centinaia di soldati poche ore dopo il colpo di Stato, al grido di “Oligui presidente”.
La Francia, dove i Bongo possiedono da anni conti correnti e proprietà di lusso, ha “condannato il colpo di Stato militare in corso” e raccomandato ai suoi connazionali sul posto di “non uscire di casa”.
Il leader dei radicali di sinistra de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha accusato il presidente Emmanuel Macron di aver “compromesso la Francia” con il suo appoggio al deposto leader gabonese.
Per Mélenchon, “il Gabon ha potuto sbarazzarsi della sua marionetta presidenziale solo con un intervento dei militari”. “Macron, ha aggiunto su X, ha di nuovo compromesso la Francia in un appoggio incondizionato ad un regime insopportabile. Gli africani voltano pagina”.
Le attività del gruppo minerario francese Eramet sono state “interrotte”. Lo ha riferito la società, che esporta metalli in tutto il mondo e ha 8mila dipendenti solo in Gabon.
“In seguito agli ultimi avvenimenti in corso”, la multinazionale ha “messo fine” alle sue attività e “monitora” la situazione per “proteggere la sicurezza del personale e l’integrità delle strutture”. La comunicazione ha fatto crollare le azioni Eramet alla Borsa di Parigi, con un calo dell 18,83% a 61,85 euro intorno alle 9:55.
Il gruppo è presente nella Repubblica Gabonese con due filiali: la società Comilog, con base a Ogooué, specializzata nell’estrazione del manganese, e la Setrag, che gestisce la linea ferroviaria che collega la costa atlantica al sud-est.

I suoi abitanti, grazie ai proventi delle risorse naturali, potrebbero essere molto ricchi. Invece sprofondano nella miseria, mentre i Bongo continuano a fare affari. Negli anni ’90, gli americani avevano trovato nelle loro banche 100 milioni di dollari appartenenti al capostipite, protetto non solo dalla Francia, ma da buona parte di quell’Occidente a cui interessa unicamente spuntare le migliori condizioni nelle relazioni commerciali con l’opaca classe dirigente dello Stato dell’Africa subsahariana ricco di riserve minerarie e forestali, oltre che di gas e petrolio.


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