Esteri

Gaiani (Analisi Difesa) “Diga controllata dai russi, non si sono bombardati da soli”

di Eleonora Ciaffoloni -


“I russi sono stati spesso accusati di bombardarsi da soli. Ma l’idea di distruggere un’infrastruttura in una zona considerata annessa è forzata”. A dirlo Gianandrea Gaiani, direttore della rivista Analisi Difesa.
Diversi analisti ritengono che i russi non avessero alcun interesse a distruggere la diga, visto che danneggia soprattutto il versante russo. Cosa ne pensa?
Ci sono dei precedenti. Anche l’esplosione dei gasdotti del baltico, inizialmente, venne attribuita da molti ai russi. Sono valutazioni condizionate sempre dagli schieramenti e gli scambi di accuse normali in guerra. I russi sono stati spesso accusati di bombardarsi da soli, anche quando venne colpito il carcere dei detenuti Azov. In questo caso non avrebbero avuto alcun interesse a colpire una infrastruttura strategica come la diga. Anche perché il territorio colpito fa parte di una delle quattro regioni che i russi hanno annesso dopo il referendum. Territori di cui stanno cercando di prendere il controllo: l’idea di distruggere infrastrutture in zone annesse è forzato. Inoltre, vi è un altro precedente: quando i russi controllavano la città di Kherson e un ampio tratto della sponda nord del fiume, gli ucraini avevano bombardato in più occasioni. La distruzione della diga mette a repentaglio gli approvvigionamenti idrici della Crimea, da sempre obiettivo degli ucraini.
Una mossa non particolarmente conveniente?
Se una operazione di questo tipo fosse opera dei russi, questi avrebbero quanto meno evacuato preventivamente l’area vicino alla sponda del fiume. Gli ucraini nella sponda nord – che i russi bersagliano – l’avevano già fatto da tempo con la motivazione che era esposta ai bombardamenti russi.
La controffensiva più volte annunciata è in corso, o deve ancora iniziare?
Negli ultimi giorni gli ucraini hanno attaccato su diversi fronti e hanno impiegato anche quei mezzi occidentali ricevuti di recente per impegnarli proprio nella controffensiva. Si tratta di un’azione certamente offensiva – con forze non vastissime – in diverse aree, soprattutto nella zona tra le province di Zaporizhzhya e Donetsk, uno dei punti dai cui i russi si aspettavano un attacco teso a raggiungere il mare di Azov, separando i territori della Crimea da quelli del Donbass. Questo era l’attacco che gli ucraini erano in grado di fare e che i russi hanno respinto. Se questo sarà solo l’avvisaglia di una azione più massiccia lo vedremo.
In ogni caso, una controffensiva può incidere sulle sorti del conflitto, oppure si tratta di prolungare la guerra senza possibilità di vincerla sul campo?
Tutti gli osservatori ritengono improbabile che le forze ucraine possano riconquistare i territori in mano ai russi. Un successo parziale, invece, potrebbe avere l’obiettivo di arrivare a un possibile cessate il fuoco con posizioni più vantaggiose per gli ucraini. Se invece l’offensiva dovesse fallire, significherebbe un vantaggio per i russi: potrebbero essere loro a rilanciare una controffensiva per completare la conquista di quelle regioni su cui cercano il controllo.
Come è possibile che le forze ucraine siano riuscite più volte a penetrare in territorio russo e bombardare le città? Forse i russi si stanno indebolendo?
Non credo. Gli attacchi nella regione di Belgorod sono condotti da ucraini, partigiani, da esponenti di movimenti di estrema destra, da volontari polacchi. Sono azioni di disturbo lungo il confine che hanno l’obiettivo psicologico di far sentire i russi in guerra e portargliela in casa. Una strategia psicologica che in parte sembra funzionare, tanto che il governatore di Belgorod ha per la prima volta (in un territorio della Federazione Russa) ordinato l’evacuazione di civili dalla zona di confine. Un successo simbolico che militarmente non sposta l’asse della guerra.
Da un po’ di tempo a questa parte il capo della Wagner Prigozhin sta attaccando Mosca e i vertici militari russi. Perché?
Da un lato c’è da dire che Prigozhin non esita mai nell’attaccare il ministro della difesa Shoigu o il generale Gerasimov. Dall’altro lato, potrebbe esserci un tentativo reale da parte di Prigozhin di guadagnarsi consensi politici e di apparire l’uomo della provvidenza che salva la Russia dall’inefficienza degli apparati di governo. Ben attento, però, a non attaccare mai Putin o il Cremlino. Qualcuno sostiene anche che sia una messa in scena per evidenziare delle fratture in Russia, che invece non ci sono.


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