Galeotto fu il francobollo e chi lo stampò. Il caso Foschi-Matteotti
di CARLO GIOVANARDI
Alessandro Barbero ha raccontato in replica lunedì sera sulla 7 i destini “tragici e farseschi” dei protagonisti del delitto Matteotti, barbaramente ucciso a Roma cent’anni fa da una squadraccia fascista, trasmissione che aveva ottenuto in giugno un ottimo 6,5% di share. Nello stesso mese, il 10 giugno 2024, come è noto, le Poste Italiane, su indicazione del ministero delle Imprese e del Made in Italy, da cui dipendono, hanno emesso un francobollo celebrativo di Giacomo Matteotti, martire della democrazia. Francobollo possibile soltanto, secondo le direttive ministeriali, per personaggi che devono “aver avuto un impatto eccezionalmente rilevante sul territorio e/o sulla comunità italiana”.
Ma qualche giorno prima, il 7 di giugno, era stato emesso un francobollo celebrativo di Italo Foschi, effigiato in un foglietto in quanto cofondatore della squadra di calcio della Roma, con tanto di distintivo del Fascio all’ occhiello della giacca.
Come ha ben spiegato Barbero nella sua trasmissione, Foschi, violento squadrista, all’epoca Federale di Roma e successivamente Prefetto a Belluno per la RSI, dove si distinse per la persecuzione degli ebrei, scrisse ad Amerigo Dumini, capo della squadraccia che sequestrò ed uccise il deputato socialista “sei un eroe, degno di tutta la nostra ammirazione”.
Come membro della Consulta Filatelica del ministero, mai “consultata” per quella emissione, ho chiesto a giugno il ritiro del francobollo, mentre i giornali italiani e stranieri si sono riempiti di proteste da parte di partiti ed associazioni per quella assurda e offensiva coincidenza. Siamo a settembre e mentre nel sito del ministero del francobollo di Foschi non c’è traccia, perché nella apposita sezione dedicata alle emissioni del 2024 appare l’immagine del francobollo per la Consob (7 giugno) poi quello per Matteotti (10 giugno), viceversa nell’ apposita sezione filatelica di Poste Italiane è in bella mostra il foglietto dedicato ad Italo Foschi, “nel 140esimo anniversario della nascita”, ancora in vendita presso gli Uffici Postali e valido per affrancare la corrispondenza per l’Italia e per l’estero (vedi foto).
Tutto questo sta accadendo nel comprensibile imbarazzo della destra e nell’incomprensibile silenzio della sinistra.
A questo punto, sentendo Barbero raccontare i fatti “tragici e farseschi” di cento anni fa, non può che venire in mente la famosa frase di Karl Marx: “La storia si ripete prima come tragedia poi come farsa “, quando un Governo cento anni dopo celebra formalmente , su carte valori postali, sia le vittime che i loro carnefici.
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