Economia

GARANZIA E MICROCREDITO COSÌ TI SALVO L’ECONOMIA

di Giovanni Vasso -


Garanzia e microcredito, due pilastri su cui si è retto il sistema produttivo del Paese e che potrebbero rappresentare uno strumento utile anche per il futuro. Specialmente per quelle di piccole e medie dimensioni che così hanno potuto fronteggiare le grandissime crisi dei tempi nostri, quella del Covid e dell’energia. Il fondo di garanzia ha consentito all’economia italiana di riprendere il suo cammino dopo la pandemia e potrebbe rivelarsi un ottimo compagno di strada per le pmi anche nel prossimo futuro. Per queste ragioni, oggi pomeriggio alle 16 alla sala capitolare del Senato verrà presentato il volume “Più credito per tutti? Vent’anni del fondo di garanzia tra passato, crisi Covid e futuro”. Il libro, edito da Ecra, è stato scritto da Alessandro Messina, Stefano Cocchieri e Leonardo Nafissi con la prefazione dell’ex ministro Franco Bassanini. L’iniziativa è stata fortemente voluta dal senatore M5s Marco Croatti che, peraltro, è membro della Commissione finanze a Palazzo Madama. A L’Identità, Croatti ha spiegato di credere, così come il Movimento 5 Stelle, molto in questo strumento e nel microcredito: “Lo abbiamo utilizzato durante l’esperienza del governo Conte, il fondo ha svolto la funzione di moltiplicatore delle risorse destinate alle Pmi durante la crisi pandemica. Grazie alla liquidità aggiuntiva, le aziende sono state pronte, da subito, a investire e sono riuscite a far recuperare all’economia buona parte di quello che s’era perduto con il Covid. E lo si è fatto mettendo in sicurezza le banche”. Il parlamentare M5s ha aggiunto: “Con qualche aggiustamento e correzione, sono sicuro che si tratta di uno strumento che può essere ancora molto utile, specialmente in questo periodo, e che pertanto potrebbe e dovrebbe diventare strutturale. Portiamo avanti questo tema dall’opposizione, in attesa di capire quali saranno le strategie e le iniziative del governo. È importante fare divulgazione su questi temi e farli conoscere agli imprenditori”.
Stefano Cocchieri, una vita in Unicredit, dove è stato responsabile di Soft Loans e Capital optimization, per circa vent’anni ha guidato, per il perimetro Italia, il settore delle garanzie pubbliche, agevolazioni e incentivi a imprese e privati, oltre che le provviste specifiche nazionali (Cdp) e sovranazionali (Bei e Fei). Coautore del volume che sarà oggi presentato in Senato, spiega a l’Identità: “Con questo strumento, le imprese avevano la possibilità di ottenere credito senza dare garanzie reali con il vantaggio della garanzia d’ultima istanza da parte dello Stato, che consentiva e consente tuttora alle banche di poter accantonare solamente la percentuale scoperta della garanzia, che attualmente 20-40% a seconda della rischiosità dell’impresa”. Gli effetti che ha dispiegato sul tessuto economico del Paese, per Cocchieri, sono stati “veramente positivi”. E ancora: “Il fondo ha dato la possibilità all’allora governo Conte di dare un moltiplicatore più consistente alle risorse stanziate. Perché con il fondo di garanzia si sono moltiplicati per 8 volte e mezzo o 10 volte le risorse messe a disposizione dallo Stato. Quindi ogni miliardo che veniva stanziato all’epoca (e ne sono stanziati stati stanziati circa 25 con i decreti aiuti) l’Italia ha potuto erogare alle imprese 250 miliardi di finanziamenti che altrimenti non sarebbero stati sicuramente erogati da parte del sistema bancario”.
Dopo il Covid, è arrivata la guerra e lo choc energetico. Ma dietro l’angolo c’è l’aumento dei tassi, le mosse anti-inflazione che rischiano di paralizzare l’accesso al credito per le imprese. “Il fatto che i tassi si rialzino sicuramente non aiuta l’impresa a fare bei conti economici – spiega Cocchieri -, c’è da considerare però che la spinta inflattiva se da un lato danneggia i mercati dall’altro, a seconda dei settori sulle singole attività, potrebbe dare alle imprese una spinta ulteriore per sviluppare nuove attività e nuovi business. Dal punto di vista del fondo, avere a disposizione comunque ancora una volta uno strumento che riesce a dare alle imprese la possibilità di essere garantite senza dover mettere a disposizione immobili oppure pegni è sicuramente un’arma in più”. E aggiunge: “Specialmente per le microimprese che normalmente rimarrebbero escluse perché comunque i costi di istruttoria i costi di valutazione di un finanziamento, per esempio, di 50.000 euro oggi per le banche il costo di istruttoria è lo stesso quindi le banche sono più portate ad assistere imprese di altre dimensioni”.

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