Garlasco: Chiara Poggi tentò di chiedere aiuto? Nuova luce sulla scena del crimine
Una traccia di sangue sotto la cornetta del telefono fisso nella villetta di via Pascoli a Garlasco riapre scenari inattesi nell’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nel 2007. Già repertata all’epoca, quella goccia ematica è oggi rivalutata grazie a nuove perizie: l’inclinazione di circa 19 gradi suggerisce che la cornetta fosse sollevata al momento della caduta del sangue. Secondo gli investigatori, Chiara avrebbe tentato una disperata telefonata d’aiuto durante l’aggressione, venendo colpita mentre era al telefono. Il killer, dopo averla colpita, avrebbe poi rimesso la cornetta al suo posto, lasciando la traccia inavvertitamente.
Il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha evidenziato come l’analisi del telefono fosse stata inizialmente superficiale, a causa del timore di contaminazioni. La nuova interpretazione, però, spinge a riconsiderare tutta la dinamica del delitto.
A supportare l’ipotesi di un’aggressione concitata c’è anche un’altra scoperta significativa: un profilo genetico maschile ignoto è stato isolato nella bocca della vittima grazie a tecniche avanzate su un vecchio tampone orofaringeo. Gli esperti ritengono improbabile una contaminazione accidentale: Chiara Poggi potrebbe aver morso l’aggressore nel tentativo di difendersi.
Questo elemento riaccende l’attenzione su una possibile aggressione a più mani. In passato si era parlato di due armi, ma l’assenza di tracce evidenti aveva fatto abbandonare l’ipotesi. Ora, con il nuovo profilo genetico, l’idea che vi fossero due aggressori – o almeno una dinamica più complessa – riprende consistenza. Alcuni indizi tornano al centro delle indagini, come la misteriosa “impronta 33″ sulla parete della scala e le frequentazioni di Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi.
Tra i nomi riemersi c’è Michele Bertani, amico d’infanzia di Sempio, morto suicida anni dopo: la sua figura è tornata nei verbali, ma senza riscontri concreti.
La criminologa Sara Bolzan invita però alla cautela: “La goccia sotto la cornetta può avere molte spiegazioni. Non è certo che sia legata all’aggressione”. Molte prove originarie risultano oggi compromesse o inutilizzabili: le impronte sono parziali, il sangue lungo le scale è solo della vittima, e tracce rilevanti, come quella sul dispenser del sapone, risultano contaminate.
Le nuove indagini, tuttavia, potrebbero riscrivere la verità su uno dei casi più controversi della cronaca italiana.
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