Garlasco, diciotto anni dopo tra nuove indagini e l’ombra della contaminazione
Esattamente diciotto anni fa, il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni, veniva assassinata nella propria casa, a Garlasco, in via Pascoli. Ad ucciderla l’allora fidanzato Alberto Stasi, all’epoca dei fatti appena ventiquattrenne. L’uomo, oggi che di anni ne ha 42, si trova nel carcere milanese di Bollate, con la condanna, in via definitiva, a 16 anni di reclusione – ridotti da 24, grazie al rito abbreviato – per omicidio volontario.
Una storia che sembrava essere solo un brutto e lontano ricordo nella memoria della cronaca nera italiana. Una storia che, anche se mai sopita del tutto in quasi due decenni, non sembrava che aver come finale quello di una vittima, brutalmente assassinata e di un killer in carcere. Ebbene, tutto questo lo si credeva, almeno fino al marzo 2025, punto di partenza della nuova inchiesta aperta dalla Procura di Pavia sul delitto di Garlasco.
Garlasco, 18 anni dopo: la storia e le indagini
Ma facciamo un passo indietro: nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi era stato messo un punto il 12 dicembre 2015 con la sentenza della Cassazione e la condanna di Alberto Stasi come unico colpevole per l’assassino. Altri punti erano stati messi – o almeno erano stati segnati – negli anni successivi: in primis nel dicembre 2016, quando la difesa del condannato chiede la riapertura processo con una nuova perizia sul Dna. Dna che sembrerebbe essere quello Andrea Sempio – amico di Marco Poggi (fratello della vittima) – motivo per cui il ragazzo viene iscritto nel registro degli indagati. Tutto rientra il 28 marzo 2017, quando l’inchiesta viene archiviata e la posizione di Sempio viene meno.
A nulla vale il ricorso della difesa di Stasi in cassazione del giugno successivo. E neanche, nel giugno 2020, la richiesta sempre da parte dei legali – della revisione della sentenza, che viene respinta il 5 ottobre. Tutto ormai sembra destinato al silenzio. Almeno, fino al marzo del 2025, quando il nome di Andrea Sempio torna tra i corridoi di Procura e inquirenti: il suo Dna sarebbe stato trovato, o meglio, sarebbe stato compatibile, con quello trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, grazie alle nuove analisi effettuate con strumenti tecnologici di ultima generazione.
A quella scoperta seguono le perquisizioni delle forze dell’ordine, la ricerca di prove (o indizi) nel canale a Tromello, l’analisi di alcuni oggetti considerati come una ipotetica arma del delitto e convocazioni in caserma dell’indagato. Seguono poi, le piste sulle gemelle Cappa (parenti di Chiara Poggi), seguono le analisi delle impronte insanguinate delle scarpe, dei segni lasciati sul muro tra “sudore e sangue” e dell’ormai famosa “Impronta 33”. Vengono analizzati mozziconi di sigaretta, fazzoletti, impronte sulla maniglia dell’auto, residui nella scena del crimine, ma anche oggetti che la mattina del delitto si trovavano nella spazzatura. Da lì, da quel “Fruttolo” e dagli altri luoghi investigati, non è emerso Dna di Andrea Sempio. E, al momento, le indagini continuano.
Ma, da ieri, c’è un altro colpo di scena. La Procura di Pavia ha reso noto che il profilo genetico maschile “Ignoto 3”, trovato su una garza usata nel 2007 per prelevare materiale biologico dalla bocca di Chiara Poggi durante l’autopsia, potrebbe derivare da una contaminazione. Le analisi dei genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani hanno evidenziato che il Dna parziale e degradato presente sulla garza coincide con quello di un uomo morto per cause naturali prima dell’omicidio, sottoposto ad autopsia a Vigevano poco prima dell’esame sul corpo di Chiara. I due avrebbero nei fatti condiviso solo il tavolo dell’autopsia.
La difesa di Andrea Sempio accoglie con favore la notizia: “Più approfondiscono gli accertamenti, più si concretizza ciò che sosteniamo: Sempio non c’entra nulla. La verità emergerà e il clamore si placherà” ha dichiarato l’avvocata Angela Taccia. Diciotto anni dopo, il delitto di Garlasco continua a sfidare certezze e sentenze definitive. Una verità processuale, con un condannato, esiste già. Se sarà quella definitiva dovremo aspettare l’esito e la fine delle indagini.
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