Garlasco, il supertestimone riapre il caso: dragato un canale per cercare l’arma
Un’operazione senza precedenti: dragare il canale alla ricerca dell’arma, gettata diciotto anni fa, con cui sarebbe stata uccisa Chiara Poggi. E quattro perquisizioni simultanee: a casa di Andrea Sempio, l’indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia per l’omicidio in concorso, nella villetta dei genitori dove quel 13 agosto 2007 viveva il sospettato e altre due nelle abitazioni di Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi, al momento non indagati. È questo il nuovo colpo di scena nel delitto di Garlasco, che mette nuovamente sotto i riflettori anche le cugine della vittima, le gemelle Stefania e Paola Cappa, perché la roggia dove gli inquirenti cercano l’arma, probabilmente un attizzatoio, passa sotto la casa disabitata della loro nonna, a Tromello, poco fuori Garlasco. A indicare quel fossato è stato il supertestimone, scovato nei mesi scorsi da Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese, giornalisti de Le Iene, di Italia1. Ascoltato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, l’uomo, che aveva mantenuto per diciott’anni l’inconfessabile segreto, ha raccontato l’incredibile storia. E gli investigatori, ritenendo attendibile la testimonianza, hanno effettuato una serie di accertamenti, insieme agli altri approfondimenti sulla posizione del nuovo indagato, che avrebbero fornito riscontri tali da convincere i pm pavesi Valentina De Stefano e l’aggiunto Stefano Civardi, coordinati dal procuratore capo Fabio Napoleone, a disporre sia il dragaggio della roggia in prossimità della casa della nonna delle Cappa, sia le perquisizioni dai Sempio e dagli altri due amici, alla “ricerca di qualsiasi cosa utile alle indagini”, si legge nel decreto. “Non esiste nessun rapporto tra Andrea Sempio e le gemelle Cappa, che facciano tutti gli accertamenti del caso, ma non si conoscevano”, ha detto l’avvocato Angela Taccia, che insieme al collega Massimo Lovati difende l’indagato. Eppure, un filo rosso lega il nuovo supertestimone a un altro, quel Marco Muschitta bollato come mitomane, che aveva raccontato di aver visto, il 13 agosto 2007 tra le 9.30 e le 10 nei pressi di via Pascoli,”una bicicletta che andava a zig zag”, condotta da “una ragazza bionda con i capelli a caschetto che indossava scarpe bianche e con stella blu e un pantalone lungo”, la quale “aveva nella mano destra un piedistallo tipo da camino-canna da fucile con in testa una pigna”. Muschitta indicò Stefania Cappa ma dopo che il verbale venne interrotto ritrattò tutto, finendo a processo per calunnia contro la gemella. Il cui alibi, allora, fu vagliato e ritenuto solido. Così come quello di Sempio, il quale consegnò lo scontrino del parcheggio di Vigevano delle 10.18, che lo piazzava fuori Garlasco quando l’ora del delitto era stata individuata tra le 10.30 e le 12.30, prima che fosse anticipata tra le 9.12 e le 9.35, nell’unico “buco” di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara condannato a 16 anni, ora in semilibertà. Scontrino del tutto crollato dopo la testimonianza di un pompiere, amico della mamma di Sempio, che quella mattina era in servizio a Vigevano. Ieri, intanto, dalla casa di Sempio i carabinieri hanno portato via computer, cellulari anche datati, altri dispositivi elettronici e perfino vecchi diari, appunti scritti a mano dal ragazzo, e conservati in alcune scatole, su come piacere alle ragazze. “Sono sereno”, ha detto Sempio, il cui Dna è compatibile con il profilo genetico trovato sulle unghie della vittima e oggetto, insieme ad altri reperti mai analizzati, dell’incidente probatorio che prenderà il via domani.
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