Economia

Gas, Europa a rischio di esaurimento scorte

Il limite: l’assenza di un piano B alla dipendenza dalla Russia

di Alessio Gallicola -


L’Europa rischia seriamente di restare a secco se Putin confermasse la decisione di interrompere le forniture di gas. A supporto delle numerose teorie in questo senso arrivano ora i numeri. Secondo un recente report di Rystad Energy, una delle più grandi società di ricerca indipendenti, con sede a Oslo, si prepara una crisi strutturale del gas naturale liquefatto per i Paesi europei che, decidendo le sanzioni contro la Russia, si sono fatalmente consegnati all’insicurezza energetica.

L’enorme domanda di Gnl generata negli ultimi tempi, che raggiungerà i 436 milioni di tonnellate nel 2022 superando la capacità produttiva disponibile di 410 milioni, non potrà essere soddisfatta, in termini di costruzione di impianti, prima della fine del 2024. Si affaccia, dunque, l’enorme problema degli stoccaggi, sul quale la Commissione Europea ha fissato il limite dell’80% della capacità entro la fine di ottobre. Obiettivo che non si sposa affatto con il RePowerEu, nel quale la stessa Commissione ha stabilito di ridurre la dipendenza dal gas russo del 66% entro quest’anno.

Impresa ai limiti dell’impossibile senza utilizzare il gas proveniente dalla Russia, che lo scorso anno ne ha inviato in Europa 155 miliardi di metri cubi, oltre il 31% della fornitura dell’intera regione. Riuscire a fare a meno di una parte rilevante dell’intera quota sarà estremamente difficile, con conseguenze negative per le imprese e i cittadini e potenziali ricadute anche sulla strategia della transizione energetica in Europa.

In sostanza, l’Europa rischia di pagare a carissimo prezzo l’incapacità di ideare un piano B alla dipendenza energetica dalla Russia, che prima dell’inizio del conflitto sembrava destinata addirittura ad aumentare entro il 2030. La realtà dice che oggi, se si dovessero interrompere i flussi da Mosca, avremmo solo il 35% delle scorte necessarie e andremmo incontro ad un inverno molto complesso.

E il ricorso al Gnl non può rappresentare l’unica strada, semplicemente perché, come sostengono gli analisti di Rystad Energy, “non ce n’è abbastanza in giro per soddisfare la domanda. A breve termine, questo renderà l’inverno duro in Europa. Per i produttori il prossimo boom del Gnl arriverà troppo tardi per soddisfare il forte aumento della domanda. Il risultato sarà un deficit di offerta sostenuto, prezzi elevati, volatilità estrema, mercati rialzisti e geopolitica del Gnl intensificata”. Uno scenario che prevede, in assenza di un tetto ai prezzi di acquisto in sede europea, anche una crescita esponenziale dei costi al Ttf, la Borsa olandese. 


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