Esteri

Gaza, aumentano i morti di pane. Tajani accusa gli attivisti della Thunberg

La Gaza Humanitarian Foundation è sotto accusa. Ben Gvir impone il trattamento duro per gli attivisti fermati

di Ernesto Ferrante -


Si chiede il pane, si ricevono pallottole. Sono già 130 le persone uccise e 1.000 quelle rimaste ferite nelle ultime due settimane nei pressi dei siti gestiti dal Gaza Humanitarian Foundation, il gruppo sostenuto da Israele che sta controllando in maniera molto discutibile la fallimentare distribuzione degli aiuti a Gaza. Diverse sparatorie mortali contro persone affamate si sono verificate in prossimità dei suoi punti di distribuzione.

Pesanti accuse alla Ghf

Per l’ufficio stampa del governo dell’enclave palestinese, la Ghf “non è mai stata dalla parte dell’umanità; al contrario, è uno strumento di pressione, fame e omicidio contro la popolazione civile”.

“Invitiamo il mondo intero a non lasciarsi ingannare da questa organizzazione, che pratica il crimine organizzato e sistematico”, si legge in una nota, unitamente alla richiesta alle Nazioni Unite di riprendere il controllo delle operazioni umanitarie.

Ben Gvir impone trattamenti umilianti per i fermati

L’esecutivo di Israele guidato da Benjamin Netanyahu è in mano agli estremisti. Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha ordinato alle autorità carcerarie di preparare celle separate per gli attivisti della nave “Madleen” nella prigione di Givon, a Ramla, dove saranno trattenuti prima di essere espulsi. A riportarlo è Israel Hayom.

Una volta arrivati ad Ashdod, saranno scortati in prigione a bordo di veicoli con i vetri oscurati per ridurre al minimo l’attenzione del pubblico. Stando al rapporto, Ben-Gvir ha anche intimato ai funzionari della prigione di vietargli di possedere simboli pro-palestinesi durante la detenzione e di negare loro l’accesso a dispositivi elettronici come televisori e radio nelle celle.

Le mosse di Israele a Gaza stanno creando tensione

Francia, Turchia e Spagna si sono fatte sentire, mentre l’Italia continua a mostrarsi appiattita sulla linea del sostegno quasi incondizionato a Tel Aviv. Il ministro degli Esteri francese Jean Noel Barrot ha “chiesto di poter esercitare la protezione consolare” nei confronti dei sei cittadini francesi a bordo della nave Madleen della Freedom Flotilla Coalition. Barrot ha spiegato che la Francia vuole “favorire” un loro “ritorno rapido”.

La Spagna ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata israeliana a Madrid, Dan Poraz, per una protesta sul caso dell’imbarcazione. Fonti del ministero degli Esteri hanno confermato di essere in contatto con l’attivista spagnolo presente, con la sua famiglia e con il ministero degli Esteri israeliano per “la protezione consolare”. Si tratta della seconda volta in meno di un mese per Poraz.

“L’intervento delle forze israeliane contro la nave Madleen, che avrebbe dovuto consegnare aiuti umanitari a Gaza e su cui erano a bordo anche nostri connazionali, mentre si trovava in acque internazionali è una chiara violazione del diritto internazionale”, è scritto in un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara, che ha denunciato “l’atto atroce del governo Netanyahu, che minaccia la libertà di navigazione e la sicurezza marittima e che dimostra ancora una volta che Israele si comporta da stato terroristico”.

“Continuerà la giusta reazione della comunità internazionale contro le politiche di genocidio di Israele, che usa la fame come arma a Gaza e impedisce la consegna di aiuti umanitari – ha concluso il ministero turco – Le azioni aggressive e illegittime di Israele non metteranno a tacere le voci che si battono per la dignità umana e i valori universali”.

La voce fuori dal coro è quella italiana. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “il problema è che loro hanno cercato di entrare in acque territoriali israeliane con una manifestazione provocatoria. Una piccola imbarcazione non poteva portare grandi aiuti. Era soltanto una manifestazione politica”.

Il ministro degli Esteri: “Credo che bisogna trattare con Israele”

Tajani ha sottolineato l’inutilità delle azioni dimostrative: “Credo che bisogna trattare con Israele, le provocazioni servono a fare propaganda e null’altro, ma credo invece che si debba aiutare il popolo palestinese che sta soffrendo, ed è una vergogna quello che sta accadendo”.

Il ministro ha rivendicato l’efficacia dell’approccio italiano: “Io credo che per aiutare la popolazione civile bisogna fare come il governo italiano, che è l’unica nazione che è riuscita a far entrare un convoglio delle Nazioni Unite, 15 tir che abbiamo donato e sono entrati a Gaza, quando nessun altro Paese è riuscito a farlo”.


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