Esteri

Gaza: i falchi israeliani allontanano la tregua sulla pelle degli ostaggi

di Ernesto Ferrante -


La componente più radicale del governo israeliano ha preso il sopravvento. “Nessuno rinuncerà a nessuno dei due” obiettivi, né alla sconfitta di Hamas e né alla restituzione dei prigionieri, ha dichiarato Eli Cohen, ministro dell’Energia dell’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, aggiungendo che “la parola tregua deve essere cancellata dal lessico. La Striscia di Gaza sarà smilitarizzata”.

Più duro ancora il collega delle Finanze Bezalel Smotrich: “Gaza sarà completamente distrutta, i civili saranno mandati a sud, in una zona umanitaria senza Hamas o terrorismo, e da lì cominceranno a partire in gran numero verso paesi terzi”.

L’atteggiamento oltranzista dei “falchi” di Netanyahu suscita dubbi anche tra gli israeliani. L’intensificazione delle operazioni delle Idf a Gaza potrebbe spingere Hamas a sfogare le sue frustrazioni sugli ostaggi, già detenuti in condizioni difficili. A sostenerlo, citato da “Channel 12”, è il generale in pensione Nitzan Alon, capo negoziatore israeliano per la delicata questione.

Alon ha criticato la gestione della guerra da parte del governo e ribadito le preoccupazioni dell’opinione pubblica in merito alla decisione di dare il via ad un’offensiva militare nell’enclave palestinese. Secondo Aron, più duramente colpiranno le Idf, più violenti potrebbero diventare i terroristi nei confronti di chi è ancora prigioniero.

I negoziati sulla tregua “non hanno più alcun senso”, ha detto all’Afp Bassem Naim, membro dell’ufficio politico di Hamas, che ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché prema sullo Stato ebraico per lo stop alla “guerra della fame e la guerra di sterminio” nella Striscia.

Chi non perde le speranze di poter raggiungere un accordo è il Qatar. Il portavoce del ministero degli Esteri, Majed al-Ansari, ha fatto sapere che il suo Paese che sta continuando a impegnarsi per arrivare al cessate il fuoco.

“A Gaza c’è un disperato bisogno di cibo, e invece arrivano bombe. Hanno bisogno di acqua, arrivano bombe. Hanno bisogno di cure mediche, e arrivano bombe”, ha denunciato Jens Laerke, portavoce dell’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), parlando con i giornalisti a Ginevra.


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