Esteri

Gaza, la diplomazia Usa perde pezzi. Doha lavora ai negoziati

di Ernesto Ferrante -


Andrew Miller ha detto “basta” dopo un anno e sette mesi di lavoro infruttuoso. L’uomo di riferimento del Dipartimento di Stato Usa per il conflitto israelo-palestinese si è dimesso nel bel mezzo della guerra a Gaza, motivando la decisione con il desiderio di trascorrere più tempo con la sua famiglia. Una motivazione che non convince esperti e diplomatici. Miller è stato più volte descritto come un convinto sostenitore dei diritti dei palestinesi e dello stato palestinese, ed un profondo conoscitore del Medio Oriente. Prima di questo incarico è stato consigliere dell’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite e, durante l’amministrazione Obama, direttore delle questioni militari di Egitto e Israele presso il consiglio nazionale di Sicurezza della Casa Bianca. In questi mesi di guerra, altri diplomatici e funzionari americani hanno mollato, anche in aperto contrasto con la linea di sostegno al governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu,
Chi continua a credere nei possibili frutti del suo incessante lavoro di mediazione per “colmare il divario” tra Israele e il movimento islamico di resistenza, è Doha. Lo ha assicurato il primo ministro e ministro degli Esteri catarino, lo sceicco Mohammed ben Abdelrahmane Al-Thani, durante una conferenza stampa congiunta, a Madrid, con il ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel Albares. Come governo, ha dichiarato Al-Thani, “abbiamo continuato i nostri sforzi di mediazione senza interruzioni negli ultimi giorni”.
“Ci sono stati diversi incontri con la leadership di Hamas per cercare di colmare il divario tra le due parti e raggiungere un accordo che porti a un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi”, ha proseguito il premier.
“Finora, ha ammesso lo sceicco, “non abbiamo raggiunto la ‘formula’ più appropriata e più vicina a quella presentata”. Tuttavia, ha continuato, “non appena ci riusciremo, comunicheremo con la parte israeliana per cercare di colmare il divario e raggiungere un accordo il più rapidamente possibile”.
Aiutare la popolazione è molto complicato. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha affermato che la “totale illegalità” e il “caos”, stanno impedendo la distribuzione degli aiuti umanitari all’interno dell’enclave, motivo per cui è necessario un cessate il fuoco immediato.
Il segretario generale dell’Onu ha detto che “la maggior parte dei camion con gli aiuti umanitari all’interno di Gaza sono stati saccheggiati perché questa è una guerra diversa da qualsiasi altra. Abbiamo attacchi, bombardamenti e poi le truppe si spostano in altri luoghi”.
“Deve esserci un meccanismo, garantire che ci sia un minimo di legge e ordine che consenta la distribuzione degli aiuti ed è per questo che un cessate il fuoco è cosi’ necessario”, ha concluso Gterres.
Gli ha fatto eco Medici senza frontiere (Msf), evidenziando le criticità dovute alla chiusura del valico di Rafah, a seguito dell’offensiva israeliana nel sud di Gaza all’inizio di maggio. A creare ulteriori problemi è stata l’infinita burocrazia imposta dalle autorità israeliane, che ha congestionato drammaticamente il flusso dei beni attraverso Kerem Shalom.
Il fronte israelo-libanese si sta arroventando. Israele “non può permettere che l’organizzazione terroristica degli Hezbollah continui ad attaccare il suo territorio e presto prenderà le sue decisioni necessarie”, ha avvertito il ministro degli Esteri Israel Katz, secondo cui “il mondo libero deve appoggiare senza condizioni Israele nella sua guerra con il diavolo, Iran e l’islam estremistico. La nostra guerra è la vostra guerra e le minacce di Nasrallah a Cipro sono solo l’inizio. Il diavolo deve essere sconfitto, come la storia ha già provato nel passato”.
Gli Stati Uniti hanno chiarito agli alleati israeliani che li sosterranno nel caso in cui si dovesse arrivare a una guerra totale con Hezbollah. Dei funzionari statunitensi hanno ribadito a una delegazione israeliana in visita a Washington, che l’Amministrazione Biden “offrirà” a Israele l’assistenza di cui ha bisogno.


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